Crederci è un dovere

L'editoriale del Direttore, Vittorio Oreggia, sul girone di Champions League della Juventus
Crederci è un dovere© LaPresse

TORINO - La domanda è: i vicecampioni d’Europa possono davvero temere di non qualificarsi per gli ottavi di Champions League? La risposta l’hanno fornita tempestivamente Marotta («Noi non abbiamo paura di nessuno») e Allegri («E’ difficile però ce la faremo»), ostentando una comprensibile/considerevole sicurezza a fronte di un girone piuttosto delicato. L’atteggiamento da duri può essere di supporto psicologico per i tifosi e per lo spogliatoio stesso, anche se il Manchester City è un avversario pericoloso, il Siviglia di Llorente e Immobile può diventarlo, il Borussia Moenchenglabach non possiede la cifra tecnica degli altri ma trattandosi di una formazione tedesca va preso con le pinze. Insomma, la missione monegasca della Juventus non è stata un successone, peraltro come quella della Roma, che però galleggiando in terza fascia era praticamente destinata a capitare in un gruppo di ferro. Molto potrebbe dipendere dalla piega che prenderà il mercato, non tanto per i giallorossi quanto per i bianconeri. La Juventus di Berlino era profondamente diversa rispetto a questa: non sappiamo ancora dire se più forte o più debole. L’acquisto di un centrocampista di qualità è diventato imprescindibile, del resto la moneta non manca tra cessioni e risparmi d’ingaggio. Ieri è circolata la suggestione Ibrahimovic, che centrocampista non è ma che rimane uno dei pochi giocatori al mondo capaci di capovolgere il corso di una partita con una genialata. Allegri, che lo ha allenato al Milan, lo adorava proprio per questo: gli consentiva di vincere sollevandolo dal cruccio di allestire degli schemi. Ma di suggestione si tratta, quindi conviene adagiarsi su altri nomi: Draxler o Witsel. Profili comunque da Champions League.

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