«Tevez, gioiello diventato super grazie alla Juve»

Schiavi, compagno di Carlos al Boca per 3 anni: «Fuoriclasse assoluto con un cuore enorme»
«Tevez, gioiello diventato super grazie alla Juve»© Xinhua
TORINO - Sono arrivati al Boca Juniors insieme e sembra una vita fa: correva l’anno di grazia 2001. Rolando Carlos Schiavi, meglio conosciuto come El Flaco, arrivava a La Bombonera dall’Argentinos Juniors. Negli stessi giorni Carlitos Tevez, meglio conosciuto come El Apache, debuttava con la casacca xeneize della prima squadra dopo l’esperienza nell’All Boys prima e nelle giovanili oroblù poi. Insieme hanno vinto, anzi stravinto e non solo in Argentina: Apertura 2003, Copa Libertadores e Coppa Intercontinentale nello stesso anno. E tanto per non perdere il vizio di sollevare trofei, pure la Copa Sudamericana la stagione successiva, nel 2004. Quattordici anni dopo, El Flaco e El Apache sono di nuovo lì, a pochi metri di distanza: Carlitos è tornato a far gol per il Boca, Rolando allena le riserve del club boquense.
 
Una classe innata - «Quando se ne andò era un ragazzo di grandissimo talento, audace, sfrontato, a volte un po’ presuntuosetto e strafottente eppure dotato di un potenziale non comune. E’ tornato più maturo, serio, sensato, professionale e professionista al 100%, in ogni aspetto della sua vita, dentro e fuori dal campo. Si preoccupa e consiglia ogni momento i suoi compagni più giovani. E la sua voce è ascoltata, è tenuta in gran considerazione dai vertici del club. Un esempio? La richiesta di curare meglio il césped, il campo da gioco del nostro stadio, la Bombonera. Oppure il dimostrare interesse alla dieta seguita dai ragazzi delle giovanili, manco fosse un nutrizionista. Credo che sia il retaggio dell’esperienza europea: i grandi club in cui ha militato dall’altra parte dell’oceano, come ad esempio la Juventus o lo United, lo hanno cambiato. In meglio. Sa che è l’esempio per tutti. Vuole essere l’esempio per tutti». 

Il cuore, non i soldi - «Non credo sia difficile da capire la sua scelta di tornare a casa. Non pensate che abbia perso la fame di successi, la voglia di trionfo. Quella è pari alla prima volta in cui ci incontrammo negli spogliatoi del Centro Pedro Pompilio, la Casa Amarilla, dove la prima squadra si allena ancora oggi. Solo che, dopo aver trionfato in 3 nazioni che non erano la sua (Brasile, Inghilterra e Italia) voleva tornare a farlo per la sua gente. Che volete farci, noi argentini in fondo siamo come voi italiani: degli inguaribili romantici».

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