Esclusivo Trapattoni: «Il drago Juve non muore mai»

Il grande vecchio del calcio italiano spiega il campionato, la "crisi" dei bianconeri e la Nazionale: «Fidatevi, il nostro calcio è tornato di moda»
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TORINO - Eccolo, il Trap. La voce della Nazionale e del calcio italiano. Lui che ha vinto tutto in Italia e all’estero parla a tutto campo: Nazionale, Juve, Milan, Inter e altro ancora. I suoi giudizi sono mirati e mai banali: perché non ha bisogno di frasi di circostanza per accattivarsi qualcuno. Dice sempre quello che pensa, se lo può permettere. Parla la sua storia calcistica, legge gli argomenti come faceva per le partite. Il calcio è il suo pane. E’ cosa sua. C’è sempre da imparare: anche come commentatore riesce a farti capire il match, anticipa quello che faranno gli allenatori. Sentirlo è una goduria pura. Eppoi non drammatizza mai, cerca di trovare degli aspetti positivi anche nelle cose che preoccupano. Non è saggezza ma capacità di essere costruttivo. C’è da fidarsi, dunque. Anzi: si va sul sicuro. Oltre ai grandi club che ha amato e che lo hanno visto protagonista, Giovanni Trapattoni, per tutti Trap, ha speso parole d’elogio per Andrea Pirlo. Lo ha addirittura paragonato a Michel Platini. E’ pronto a scommettere su Zaza (consiglio per Allegri) e spiega a Pogba come diventare il numero uno. Con una postilla però: non paragoniamolo a Platini. Il Trap accarezza Conte e spinge gli azzurri molto lontano. Applaude Allegri ed esalta Ventura: questo Toro è la vera sorpresa. Gioca e vince. Diverte e si diverte. Con il passare del tempo è diventata una certezza. Chiama in causa Mancini che deve mettere assieme tanti nuovi, scommette sui rossoneri. E, fatto tutt’altro che trascurabile, è il primo tifoso del nostro campionato, che considera il più bello del mondo. Forse perché è il più tattico, difficile. A lui le situazioni difficili sono sempre piaciute. Cominciamo dall’Italia e poi via con il resto.

Caro Trap, quante critiche agli azzurri. Ma a lei questa Italia piace?

«Partiamo da un fatto. Non abbiamo Cristiano Ronaldo e Messi e quindi dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo in casa. Di questo bisogna tenerne conto. Sempre. Nel calcio non devi inventarti niente».

Teniamone conto, ma la sostanza non cambia: l’Italia è competitiva? La entusiasma?

«Sì, molto. Abbiamo un’identità precisa e siamo pratici. Caratteristiche che in giro hanno poche squadre. Sappiamo difendere il risultato. Sia contro Malta sia contro la Bulgaria ho visto giocatori rincorrere gli avversari per 80 metri per mantenere il successo: così ci siamo presi sei punti che ci avvicinano alla qualificazione, addirittura al primo posto, in un girone molto equilibrato. Non butto via niente, io».

Come dire: vincere non è mai facile... 

«Proprio così, il calcio è più equilibrato che mai. Prendete l’Olanda: con tutti i grandi campioni che presenta rischia di non qualificarsi. Chi l’avrebbe mai detto? Una delle grandi potenze calcistiche mondiali è più fuori che dentro. Al contrario dell’Islanda che non ha stelle, però ha raggiunto l’obiettivo per la prima volta nella sua storia. Questo è il calcio d’oggi, quindi non lamentiamoci, abbiamo una buona Nazionale che con il tempo migliorerà ancora. Basta crederci, battere sulla testa dei giocatori. Perché, lo ripeto, questi sono e questi ci stanno portando in Francia».

Bravo Conte, allora?

«Molto. Carica e trasmette grinta. Riesce ad ottimizzare al meglio il materiale che offre in questo momento il calcio italiano: ha raggiunto grandi traguardi con la Juventus che arrivava da stagioni tribolate e in azzurro può ripetersi. Lo conosco bene. E’ giovane e crede in quello che fa. La cosa più importante è che i giocatori lo seguono, credono in lui. Crediamoci anche noi».

Critiche esagerate, dunque?

«E’ sempre stato così. Poi, però, quando disputiamo le fasi finali siamo quasi sempre protagonisti. Sono convinto che anche in Francia sarà così. Non so se vinceremo l’Europeo, ma sicuramente arriveremo tra i primi: siamo tosti, determinati, concreti. Rispecchiamo le caratteristiche del nostro calcio, che è tornato di moda. E soprattutto diamo tempo al nostro commissario tecnico di portare avanti il suo lavoro».

Dopo la Nazionale torna il campionato. L’inizio è stato ricco di sorprese con grandi squadre che si trovano in crisi. Ci viene in mente la Juventus. Senza trascurare Lazio, Napoli e Milan: da loro i tifosi si aspettavano di più.

«Succede spesso, ma è ancora lungo il percorso e con il tempo certi valori verranno fuori. Il nostro campionato è il più bello del mondo perché ti regala sempre sensazioni forti. In Germania vince sempre il Bayern, in Inghilterra il Chelsea o una delle due di Manchester, mentre da noi ci sono tante formazioni che possono ambire al traguardo più prestigioso anche se negli ultimi anni abbiamo vissuto una dittatura della Juve».

Quindi spettacolo assicurato?

«Credo di sì. Belle squadre, ottimi giocatori, bravi stranieri. Diciamo che sarà un torneo più equilibrato rispetto agli ultimi quattro anni».

Equilibrato che significa?

«Che lo rivincerà la Juve».

Convinto?

«E’ la squadra più forte. Ho sempre paragonato la Juve ad un drago di sette teste. Gliene tagli due, ma ne restano sempre cinque. Non muore mai...».

L’inizio, però, è stato da brividi...

«E che vuol dire. Se la concorrenza pensa che la Juve è quella delle prime due giornate di campionato commetterà il più grave degli errori. Guai a pensare che i campioni d’Italia non possano ripetersi. E se ne accorgeranno subito, già dalla prossima partita».

Come mai, allora, è partita così piano?

«Ci può stare, il calcio non è matematica. Ai bianconeri sono venuti a mancare giocatori importanti per infortunio e poi nelle ultime ore del mercato la società ha portato a Torino elementi interessanti: Alex Sandro, Cuadrado, Hernanes, Lemina: mi piacciono. La Juve è di nuovo competitiva ai massimi livelli. Di sicuro farà grandi cose. Eppoi ha la fortuna di avere lo zoccolo duro che non lascia niente per strada».

Un giudizio su Allegri.

«Mi piace perché un po’ mi assomiglia. Sta sempre in piedi, incita i suoi giocatori, ma al momento giusto si ferma, pensa, e trova la strategia giusta per aiutare. Lo scorso anno ha portato a buon fine una stagione strepitosa, tra un po’ vinceva la Champions League e completava il triplete. Niente da dire. Continui così». 

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