Trezeguet: «Mi rivedo un po’ in Dybala. Lo spirito Juve è eterno»

Il presidente delle Legends bianconere invita tutti allo stadio per la sfida contro le Legends del Boca: «Sarà uno spettacolo ed è per una buona causa»
Juve, da Montero a Trezeguet, star pronte per il Boca

TORINO - Buongiorno Trezeguet, questa sera c’è Juventus-Boca Juniors, sfida fra i grandi ex dei due club. E’ per una buona causa, ma dica la verità: vi divertite ancora? «Da matti. E’ logico, dai. E’ un’occasione per ritrovarsi, riprovare sensazioni bellissime, rivedere il pubblico. Siamo amici».

Ma quando l’arbitro fischia l’inizio c’è qualcuno che fa sul serio?

«In un certo modo sì, la voglia di vincere è sempre quella. Poi, ovviamente, ce la prendiamo con più calma».

Ma c’è qualcuno che se la gioca più sul serio degli altri?

«Beh, io, per esempio. E poi Edgar (Davids, ndr) e Paolo (Montero, ndr). Ma quasi tutti vogliono dare il loro contributo: poi c’è chi si allena di più e chi di meno. Si ricreano le stesse dinamiche».

Tuttavia, c’è qualcosa di più importante al di là della rimpatriata fra amici dietro queste partite, vero?

«Esatto. Questo progetto è un modo per sviluppare il marchio della Juventus. Io credo che questo club, insieme a Real Madrid e Manchester United, abbia la più grande storia, ma dobbiamo sfruttare ancora meglio il marchio. Portare le Legends all’estero, come facciamo, significa portare la juventinità: perché questi giocatori sono amati e conosciuti ovunque e amano ancora tanto la maglia, sanno rappresentarne i valori e permettono di sviluppare la popolarità mondiale del club. Il mio nuovo ruolo nella Juventus è legato a questo: lavoro anche a stretto contatto con il marketing, affiancando chi deve stringere accordi commerciali, dando più forza alla nostra proposta. Mi piace questo ruolo, lo svolgo a tempo pieno: mi sono trasferito a Torino, vivo dietro la sede, dove vado ogni giorno».

E’ quello che farà da grande?

«Sto imparando e sto crescendo come dirigente. Ora sono concentrato sul progetto della Juventus, ma guardo anche con interesse alla rivoluzione che sta avvenendo alla Fifa: avete notato? I calciatori stanno riprendendosi il calcio. E’ giusto così, secondo me. E potrei dare il mio contributo: ho un ottimo rapporto con Michel Platini».

Stasera, comunque, si gioca anche per i bambini africani. Lei è stato in Africa, a visitare le strutture del progetto che finanzierà questa partita.

«E’ stato un viaggio forte, che mi ha fatto riflettere. I bambini di quelle zone del Mali vedono cose che i bambini non dovrebbero vedere. Eppure parlando di calcio riuscivi a strappare loro un sorriso. Vorrei vedere lo stadio pieno: i tifosi si divertiranno per una causa veramente buona».

Che effetto le fa tornare in Italia ed essere fermato dai tifosi?

«L’amore che la gente mi dedica è qualcosa di straordinario. Mi fa sentire bene: anche perché sono straniero e significa che non è rimasto nei cuori solo il calciatore, un po’ anche l’uomo. Amo Torino, amo vivere qui, voglio bene al Monaco, al River Plate... Ma la Juventus è l’amore della mia vita. E Torino è uno dei segreti della Juventus».

In che senso?

«Città perfetta per concentrarsi, pensare solo al calcio, restare tranquilli, coltivare lo spirito della Juve». 

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