Morata: «Corro per la Juve e contro i gufi»

L’attaccante spagnolo a Manchester ha corso più di 9 km (come un centrocampista) pronto a sacrificarsi in un ruolo differente
TORINO - «Sono davvero muy feliz di questa vittoria... Non era per nulla semplice venire in Inghilterra e battere il Manchester City. Del resto lo avete visto tutti: ci sono stati tanti cambi in questa squadra durante l’estate. Acquisti, cessioni... Dunque, se vero che non abbiamo iniziato nel migliore dei modi il campionato, è vero che ci siamo ripresi alla grande. Era solo questione di tempo per imparare a conoscerci meglio, per poter lavorare insieme con continuità. Non è mai facile ripartire dopo certe rivoluzioni».

Quindi, Alvaro Morata, possiamo dire che grazie al successo a Manchester, la Juventus ha riacceso la luce?

«Beh, la luce... Diciamo che nel calcio succede così, è uno sport strano. In certe occasioni abbiamo giocato male, ad esempio sono io il primo ad aver giocato male contro il Chievo. Son piovute le critiche, sono nati i dubbi. Ma contro il City abbiamo lottato tutti insieme, abbiamo combattuto con grinta e determinazione, compattezza. Proprio come facevamo l’anno scorso quando abbiamo collezionato tante buone prestazioni in Champions League. La verità è che quando giochiamo in Europa, e tutti davanti, siamo una squadra fortissima in grado di battere squadre fortissime, come appunto è accaduto in Inghilterra».

La metamorfosi bianconera tra campionato e Champions League è stata evidente, netta. Questione di motivazioni, anche?
«No, a mio avviso no: le motivazioni in questo caso non c’entrano nulla. Semmai è una questione puramente tattica. Il punto è che le squadre europee non difendono come quelle italiane. In serie A si bada soprattutto alla tattica, alla copertura. E per noi diventa molto, molto difficile... Se subisci un gol, come accaduto nelle partite di inizio campionato, allora gli avversari si chiudono e devi lavorare tanto e fare tutto perfetto per riuscire a rimontare. In Champions League, invece, ci sono maggiori spazi, c’è la possibilità di giocare di più. Ma questo non toglie che dobbiamo e vogliamo lavorare per vincere di nuovo anche in Italia».

Insomma, detrattori e rivali sbagliavano non poco a considerare la Juve già per morta...

«Diciamo che tanta gente non vuole ben alla Juve... Ma è normale perché abbiamo vinto quattro scudetti di fila. Però noi sappiamo il lavoro che dobbiamo fare, noi siamo tranquilli e abbiamo dimostrato che quando giochiamo compatti, siamo pericolosi».

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