Quelli che scoprono Buffon...

Dopo la serata di Manchester qualche smemorato ha ritrovato il portiere più forte del mondo
Quelli che scoprono Buffon...© LaPresse

TORINO - Provo a occuparmi di Gigi Buffon. Non del portiere che, improvvisamente, qualche smemorato, non soltanto di Collegno, ha ritrovato forte, anzi il più forte del mondo, dopo la sera di Manchester. No, provo ad occuparmi di tutta quella merda, chiedo scusa per il sostantivo ma rende giustamente l’idea, che gli è stata gettata addosso da quando gioca a pallone e che lui ha intercettato, parato, deviato, respinto, restando uguale a prima, anzi più forte, in questo senso, di prima.

 In principio era un fascistello, avendo avuto la strana idea di scrivere sulla maglietta “boia chi molla”, slogan utilizzato prima contro i sanfedisti, quindi da un ufficiale dell’esercito italiano a Caporetto, poi dai fascisti e per ultimo dal missino Ciccio Franco che urlava «Reggio Calabria capoluogo, boia chi molla» ma usato da Gigi Buffon come memoria scolastica, avendo letto quelle parole nel cassetto di una scrivania. Non gli bastarono gli insulti dell’opposizione, infatti scelse come numero di maglia l’88 non potendo il doppio 0 che per lui erano due palle così per vincere. Soltanto che non sapeva che quel numero faceva risalire a “Heil Hitler”, essendo l’acca l’ottava lettera dell’alfabeto e così Gigi scese di una decina, al 77. Vennero poi altre vicende nelle quali i ventilatori azionati da onanisti della scrittura e del pensiero presero a spargere dovunque il succitato escremento.

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