Evra: «Non cerco scuse ma la vera Juve. Stiamo uniti o non ne usciamo»

Il difensore bianconero: «Pogba non si sarà montato la testa? No, sinceramente. Paul è un bravo ragazzo e a volte diventa ancora più cattivo con se stesso»
Evra: «Non cerco scuse ma la vera Juve. Stiamo uniti o non ne usciamo»© www.imagephotoagency.it

TORINO - Patrice Evra, cosa sta succedendo? «Succede che non è questa la Juve che vogliamo vedere. La sconfitta di Napoli fa male, ma il pareggio contro il Frosinone è stato più doloroso. Perché abbiamo rivisto un certo spirito di gruppo, siamo uniti e non lo dico perché io sono sempre positivo. Ora non dobbiamo cercare l’aiuto dei tifosi, ma guardare solo dentro noi stessi. E nello spogliatoio ho visto i miei compagni addolorati per la sconfitta, però non è vero che siamo nel panico. Cerchiamo di ragionare con calma e di vedere le cose che non vanno bene, per tornare a vincere. Non mi sono mai sentito un fenomeno dopo che la Juve ha battuto Manchester City e Genoa. Ma mi sentirò un calciatore da Juventus soltanto quando vincerò almeno dieci partite di fila. E cominciamo da mercoledì, portando a casa la prima partita in casa di questa stagione».

Allegri ripete spesso che questa squadra è piena di giovani, e dunque ci vorrà pazienza. Però il crollo della Juve avrà altre spiegazioni... «A me non piace cercare delle scuse: quando vinco sono bravo, quando perdo sono scarso, io sono fatto così. Ma è vero che ci sono tanti giovani nuovi e non è semplice trovare la chiave vincente. Noi anziani dobbiamo intervenire per far capire loro che giocare nella Juve non è come giocare in qualsiasi altra squadra. La maglia pesa, che tu lo voglia o meno, ma se arrivi alla Juve devi accettare questo tipo di pressioni. Perché è questa pressione che può farti diventare un grande giocatore. Chi è arrivato sta cominciando a capire un po’ cosa vuol dire arrivare qui, io farò di tutto per aiutare la squadra, però prima svolgendo bene il mio lavoro».

L’anno scorso lei è stato quasi il “consigliere personale” di Pogba. Anche per lui sono cambiate molte cose, sono aumentate le pressioni dopo la partenza di tanti compagni? «Ma Paul lo sapeva, all’inizio dell’anno quando sono andati via molti giocatori era consapevole del fatto che avrebbe avuto maggiori responsabilità. E’ un momento difficile per tutta la squadra, ma sono sicuro che restando uniti ne usciremo. E non lo dico perché voglio farmi bello o perché mi piace vendere sogni ai tifosi oppure a noi stessi. La verità è che il momento è complicato e non abbiamo ancora trovato la chiave giusta, altrimenti avremmo già risolto i nostri problemi. Mercoledì dobbiamo vincere la prima partita in casa, ma senza pensare al campionato o alla Juve, solo all’unico obiettivo dei tre punti».

Pogba non si sarà montato la testa? «No, sinceramente. Paul è un bravo ragazzo e a volte diventa ancora più cattivo con se stesso. E quando le cose non ti riescono, possono capitare dei momenti di frustrazione. Ma la gente non deve dimenticare che lui ha soltanto 22 anni. Io quando gli parlo dopo le partite gli dico sempre che deve continuare a lavorare tanto per imparare, anche quando tutti dicono che ha giocato bene. Ma lo ripeto: Paul non è il tipo abituato a montarsi la testa».

A settembre il campionato sembra già compromesso... «Io ho già visto delle rimonte in carriera. Ma in questo momento non sono concentrato su questo, piuttosto mi interessa trovare la chiave giusta per vincere dieci partite di fila. Il mio spirito non è volto alla conquista del campionato, ma a vincere innanzitutto la prima partita in casa mercoledì».

Non crede che questa Juve abbia bisogno di maggiori certezze? Continuate a cambiare uomini e assetto tattico... «Questo dovete chiederlo al mister. Io ho lavorato con tanti allenatori, da Deschamps a Ferguson e Allegri. E Allegri è un tecnico che ti dà tutte le informazioni sull’avversario prima di ogni partita: da lui ho imparato tanto. Ma questo è un momento in cui non bisogna trovare scuse, altrimenti non sei un giocatore da Juve. Le critiche vanno solo accettate, perché ce le meritiamo: abbiamo soltanto cinque punti... E poi c’è da lavorare, accettando le pressioni che ti fanno crescere. Perché quando arrivi alla Juve, tutto quello che hai fatto prima devi dimenticarlo: io prima di venire qui ho vinto a Manchester e nei primi due mesi ho faticato parecchio. La gente dubitava di me, però ho sempre creduto in me stesso, lavorando tanto per ripagare la fiducia dei dirigenti e della società».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...

Juve, i migliori video