Dybala, quando il sogno s'avvera

Ricordare Lionel Messi nelle movenze e nell’approccio tecnico può diventare opprimente, ma finora il ventunenne attaccante juventino è riuscito a volare sopra i paragoni

TORINO - Il peso delle aspettative sfida la leggerezza del calcio di Dybala. Ricordare Lionel Messi nelle movenze e nell’approccio tecnico può diventare opprimente, ma finora il ventunenne attaccante juventino è riuscito a volare sopra i paragoni che hanno schiacciato tanti potenziali «nuovi Messi». E sul certificato di predestinato, da ieri, c’è anche la ceralacca di Messi stesso. «Paulo è il futuro. Farà parlare di sé molto nei prossimi anni», una profezia da fenomeno pronunciata dal fenomeno dei fenomeni proprio mentre Dybala veste la maglia dell’Argentina. Sorriderà come un bambino, Dybala, nel leggere il pensiero del suo idolo che lo aveva messo in crisi a Berlino, quando il suo cuore era già diventato bianconero, ma la passione batteva per quel numero dieci intorno al quale si è da sempre attorcigliata la sua ispirazione calcistica di ragazzino. E il bello di Dybala è proprio questo: non ha smesso di essere un ragazzo che gioca a pallone sognando di essere Messi.

E’ così che non si fa zavorrare dagli accostamenti, dalle attese, dai quaranta milioni spesi per lui: corre e sogna, Paulo, sogna e corre, troppo occupato a evitare i calcioni di chi riesce a fermarlo solo menandolo per farsi offuscare le idee da chi, in lui, rivede le magie della Pulce. E in fondo, quei pestoni e quelle falciate sono altri segni del destino, che spesso scrive sugli stinchi martoriati dei campioni il loro vero valore: «Se ti devono picchiare, vuol dire che sei più forte di loro», diceva sempre Diego Armando Maradona, un altro discreto giocatore che veniva dall’Argentina come Messi e Dybala e non si è mai preoccupato di giudizi e scarpate. Correre e sognare, sognare e correre, più veloci delle parole. E dei tacchetti avversari.

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