© Marco Canoniero
TORINO - Il ritiro ha prodotto una Juventus orgogliosamente arrabbiata: se questo basterà a uscire dal tunnel della crisi si inizierà a scoprirlo da questo pomeriggio. Quello che resta della due giorni tra Leinì e Vinovo è una serie di confronti fra l’allenatore e la squadra e, soprattutto, fra “senatori” e “nuovi”, i due partiti che si sono formati, almeno nell’immaginazione collettiva, dopo aver ascoltato le parole di Gianluigi Buffon nel dopo partita di Reggio Emilia. E proprio Buffon è stato uno dei protagonisti dei faccia a faccia del ritiro, insieme agli altri “vecchi” tra cui Bonucci, Chiellini ed Evra. Il concetto da trasmettere non era particolarmente complicato: la Juventus richiede maggiore concentrazione, maggiore applicazione e nessun calo di tensione. Tutte le partite vanno affrontate al massimo delle proprie possibilità, soprattutto quelle con le squadre meno blasonate che contro la Juventus si giocano la possibilità di entrare nella storia. E’ questione di carattere ed esperienza: i senatori hanno battuto su questo tasto, mentre Allegri ha cercato di parlare a tutti, per ricompattare lo spogliatoio, stemperando il più possibile i toni e responsabilizzando i singoli e il gruppo in un momento cruciale della stagione. Un fallimento gli costerebbe il posto, ma inevitabilmente si ripercuoterebbe sulla squadra: è interesse di tutti uscire dal tunnel della crisi. E la squadra non sembra avere dei problemi specifici con l’allenatore.C’è stata poi l’occasione per chiarire alcune scelte tattiche e mettere in chiaro alcuni punti fermi, dopo che nel corso di questi primi mesi i continui cambi di formazione e sistema di gioco avevano confuso un poco le idee di qualcuno. Una serie di discorsi dai quali è uscita una Juventus carica di voglia di rivincita, arrabbiata e smaniosa di cancellare le brutte figure. «Mai più come a Reggio Emilia» è il patto suggellato tra Vinovo e Leinì. Ora si tratta di verificarne la solidità e l’efficacia.