TORINO - Se la Juventus crede ancora alla rimonta è anche perché ci sono alcuni numeri che aiutano a tenere accesa la fiammella scudetto. Già, nonostante tutto - ripetono negli ambienti bianconeri - la vetta della classifica dista nove punti. Non una passeggiata, ma nemmeno un Everest. E nel “tutto” sono compresi quella serie di elementi che hanno rallentato la corsa di Buffon e compagni. Gli addii di Pirlo, Tevez e Vidal hanno pesato come macigni, i numerosi infortuni (Khedira e Marchisio su tutti) e qualche approccio non da Juve (Sassuolo su tutti) hanno fatto il resto. Ma se la nuova Juventus, quella del post Pirlo-Tevez, è rimasta in cantiere più del previsto - e delle previsioni estive - è anche per un altro motivo. Motivo che emerge da una radiografia dei primi tre mesi della stagione. Massimiliano Allegri avrà anche sbagliato alcuni esperimenti (vedi qualche esclusiuone di troppo di Dybala o Padoin in regia), ma a conti fatti non è che abbia avuto tutto questo tempo per lavorare su ingranaggi, meccanismi di gioco e amalgama. Tre mesi sembrano tanti, ma se si va ad analizzare ogni singolo giorno si scopre che da inizio campionato il “Conte Max” ha avuto a disposizione circa dodici allenamenti “veri” per poter plasmare la sua creatura. Già, tra pause nazionali (siamo già alla terza da settembre), Coppe e calendario ingolfato la Juventus è passata da una rifinitura a un defaticante a una nuova rifinitura. Le sedute tattiche - o gli allenamenti veri, come li definiscono i tecnici - si ricordano a memoria tanto sono state rare. In una stagione di grandi cambiamenti, con 10 nuovi innesti, non è un dettaglio di poco conto, anzi... Di fatto il lavoro che Roberto Mancini, senza Coppe europee con la sua Inter, ha potuto concentrare in poche settimane, il “Conte Max” lo ha dovuto spalmare in tutta la prima parte del campionato.