Juventus-Milan era una finale di Champions. Ora che cos’è?

In 10 anni il classico italiano si è svalutato. Meno chiacchiere e litigi, è l’ora delle riforme

TORINO - Se oggi un appassionato di calcio potesse vedere solo una partita difficilmente preferirebbe il “classico italiano” rispetto a “clasico spagnolo”, a meno che non sia una tifoso di Juventus o Milan o non voglia apparire un po’ eccentrico. Non è questione di disfattismo è che proprio non c’è paragone: da quella parte c’è il meglio del calcio mondiale salvo qualche rara eccezione, da questa una manciata di campioni (e aspiranti tali) e un più folto gruppo di ottimi giocatori che, tuttavia, faticherebbero a trovare spazio nelle rose di Real Madrid e Barcellona. Eppure, dodici anni fa, Juventus-Milan era la finale della Champions League, una partita da urlo che riassumeva un decennio di dominio italiano, culminato tre anni dopo nel Mondiale tedesco, alla cui finale hanno partecipato nove giocatori che avevano disputato quella di Manchester del 2003. Oggi di Juventus-Milan resta la passione delle tifoserie più numerose d’Italia, il blasone dei club e tanta storia da spolverare. Negli ultimi dieci anni il nostro classico si è svalutato al rango di nobile decaduto. Perché?

LA DISCESA - Il calcio italiano si è progressivamente involuto dal 2006, data che segna fatidicamente l’estate di Calciopoli e l’azzeramento della Juventus che, insieme al Milan e in misura minore all’Inter, era stata la locomotiva di quella Serie A, centro del pallone mondiale. Con la Juventus impegnata nella faticosissima fase di ricostruzione, il movimento ha continuato a spendere e, soprattutto, spandere senza che esistesse in Lega o in Figc un progetto istituzionale per lo sviluppo e la crescita, ma pure senza una programmazione nei singoli club (e prova ne è la polverizzazione dell’Inter dopo la conquista della Champions). La Lega, da strumento di governo, si è trasformata in strumento di litigiosa spartizione delle risorse scadendo a livello di assemblea di condominio, la Figc ha navigato a vista, troppo impegnata a mantenere gli equilibri interni per permettersi il lusso di prendere decisioni. E così si è giocato, giornata dopo giornata, facendo finta di niente, senza neppure il pudore di rattoppare stadi che da semplicemente brutti e inefficienti sono pure diventati pure pericolosi. Solo la Juventus e l’Udinese, hanno costruito uno stadio moderno investendo parte di quei soldi che, comunque, il calcio italiano ha continuato a incassare.

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