Juventus, va bene la Champions ma lo Scudetto conta!

Dai fasti europei al Palermo: le motivazioni non possono cambiare

SOGNI EUROPEI

Allegri: «La Juventus deve crescere sul piano europeo e credo che un filino la squadra e la società siano cresciute. Per giocare in Europa ci vuole molta tecnica. La partita col City è stata una bella partita, un bel risultato, contro una squadra piena di campioni. Però dobbiamo ancora migliorare molto se vogliamo arrivare al livello del Barcellona e del Bayern Monaco, cioè le favorite per vincere la Champions. E’ questo che voglio, perché a me rimanere nel campionato italiano, ristretti al campionato italiano, non piace. L’obiettivo massimo non deve essere solo vincere lo scudetto o arrivare tra i primi tre».

Tuttosport: Musica per le orecchie dei tifosi bianconeri, e bisogna dare atto a Massimiliano Allegri di aver portato alla Juventus una mentalità e un gioco europei che ultimamente mancavano. Uniti alla giusta consapevolezza, alla faccia dei vecchi timori reverenziali. Tuttavia una maggiore «europeizzazione» dul gruppo non può prescindere dai successi nel campionato italiano. Perché per comprare i campioni dalla giocata facile servono soldi, ergo la qualificazione alla Champions. O si vince il torneo tutti gli anni (e ci si garantisce così la partecipazione all’edizione successiva con annessi incassi), oppure non ci si può permettere di concludere il campionato fuori dalla zona podio. Meglio ancora se entro i primi due posti, per evitare i preliminari e avere più introiti dal market pool. Ecco perché, a dispetto del buon cammino in Coppa, la società pretende una risalita in campionato e parla, in caso contrario, di fallimento.

MODULO

Allegri: «Squadra più a proprio agio con il 3-5-2? Quindi parlate con i calciatori? Vi fanno la spia della formazione... Credo che questa squadra innanzitutto vada in campo a seconda delle caratteristiche degli elementi a disposizione, anche perché se decidessi di giocare con il trequartista o con un terzo uomo d’attacco allora dovrei schierarne 10, perché Pereyra e Hernanes sono infortunati. E’ l’atteggiamento che fa la differenza. Non è questione di moduli, altrimenti rimaniamo molto limitati».

Tuttosport: Per carità, l’atteggiamento è fondamentale. Una squadra può giocare con 4 attaccanti contemporaneamente, ma se ha baricentro basso e si lascia schiacciare offende meno che una formazione con una sola punta, ma che pressa alto e ha centrocampisti che si inseriscono e cercano la profondità. Ciò non toglie, però, che un modulo adeguato - che cioè consenta a ciuscuno di schierarsi nel ruolo che più gli si addice - permette di raggiungere il massimo del rendimento. Basti pensare alla rinascita di Pogba: poco incisivo se schierato come esterno nel 4-4-2 e invece determinante, ad esempio mercoledì contro il City, quando è tornato nel suo habitat naturale: mezzala. Lo stesso vale per Morata, irriconoscibile rispetto agli standard dello scorso anno ora che è sacrificato in corsia, esterno (molto esterno) offensivo (poco offensivo) nel tridente.

Leggi l'articolo completo sull’edizione digitale

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...