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TORINO - Come ha sussurrato qualcuno dello spogliatoio bianconero, se c’era una trasferta in provincia da affrontare prima delle vacanze di Natale, tradizionale tappa infida, quella di Carpi non è la più semplice, ma per certi aspetti potrebbe essere meno rischiosa di altre. Non è un fatto di classifica (seppur la squadra di Castori sia penultima) o di valore della rosa (basti pensare a quella vecchia volpe dell’ex Borriello). E’ una questione di esperienza, di memoria. La Juventus in Emilia si è già bruciata. Dal Mapei Stadium di Reggio Emilia (teatro della disfatta contro il Sassuolo) al Braglia di Modena (dove oggi alle 12.30 i bianconeri affrontano il Carpi) ci sono meno di trenta chilometri. Ricordare certe immagini, certe facce e il rimbombo di certe urla sarà quasi automatico. E soprattutto propedeutico. Già, perché quella contro i neroverdi è stata una scottatura terribile, ma a conti fatti molto più che benefica.
Parola ai senatori Dalla terribile notte del 28 ottobre, quella della figuraccia in casa del Sassuolo, la stagione dei bianconeri è svoltata. Dal punto più basso, con la squadra riunita nel ritiro punitivo pre-derby, si sono costruite le premesse per le sei vittorie consecutive che hanno riportato i campioni d’Italia nei quartieri alti della classifica (-6 dall’Inter capolista; -2 dalla zona Champions di Napoli e Fiorentina). La Juventus aveva lasciato l’Emilia con le parole di Buffon («Primo tempo indegno, a 37 anni non ho voglia di fare queste figure da pellegrini») e due mesi dopo ritorna nella stessa terra riascoltando il ritornello della svolta scudetto. Parole diverse, ma concetti simili.
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