Juventus senti Veron: «Dybala è l'anti Neymar»

L'ex stella argentina: «Dopo Cristiano Ronaldo e Messi, per il Pallone d'oro si sfideranno loro due»
Juventus senti Veron: «Dybala è l'anti Neymar»

TORINO - «Dybala non va caricato di troppe aspettative e pressioni. Però non è da tutti arrivare alla Juventus così giovane e diventare immediatamente protagonista a suon di gol». Parola di Juan Sebastian Veron, uno dei campioni argentini che più ha illuminato la nostra serie A tra la fine degli anni novanta e i primi del duemila. Sampdoria, Parma, lo scudetto con la Lazio e, dopo le esperienze con Manchester United e Chelsea, un ruolo chiave nella prima Inter di Roberto Mancini. Per una generazione di registi e fantasisti è l’idolo indiscusso. Come il suo ex compagno Pavel Nedved, Veron dal campo è passato alla scrivania: da poco più di un anno è il presidente dell’Estudiantes de La Plata, la sua squadra del cuore.

A proposito del fenomeno del Barcellona: è stato proprio lui a incoronare recentemente Dybala.

«Se Leo ha detto che Dybala è il futuro, io da argentino me lo auguro quanto lui».

Gli esperti sono sicuri: fra qualche anno il pallone d’Oro sarà un duello a due, Neymar-Dybala.

«Il talento c’è, poi dipenderà dalla continuità, dalle vittorie, dai trofei. Messi è Messi, ma sarebbe bello che dopo Leo ci fosse un altro argentino a dominare. Va lasciato tranquillo, ma pue io ci spero in Dybala».

Lei è stato compagno di Tevez: Dybala gli assomiglia?

«Carlitos è più potente, ma Paulo ha più classe».

Con l’addio di Tevez, è diventato Higuain il principale fuoriclasse della serie A?

«Di sicuro è il miglior bomber. Anche il Pipita è stato mio compagno nell’Argentina: ora lo vedo alla grande, forte fisicamente, leggero. E vive per il gol».

Ha segnato 16 reti in 17 partite: può trascinare il Napoli allo scudetto?

«Gonzalo fa la differenza, ma è difficile che un solo giocatore possa far vincere una squadra. Il Barcellona stratosferico ha sì Messi, ma pure Iniesta, Neymar, Suarez... Per quanto riguarda lo scudetto tutto è possibile, quest’anno. Non c’è più la Juventus delle ultime stagioni, quella che dominava dall’inizio alla fine».

Intanto, però, i bianconeri con una incredibile rimonta si sono portati a tre punti dall’Inter capolista. Fosse nel suo amico Mancini dormirebbe sonni tranquilli?

«No. Il rientro della Juve non può lasciare tranquilla l’Inter e nessun’altra. Mancio, però, è un leader indiscusso e quella di quest’anno è una squadra che sente più sua. Vederlo di nuovo nerazzurro mi fa sentire più giovane... (risata)».

Mancini, lei che lo ha avuto come compagno e tecnico, è una garanzia di successo?

«E’ una certezza il suo lavoro. Ma la garanzia di successo non esiste, basta pensare a quanto è capitato recentemente a un vincente come Mourinho».

Un consiglio a Icardi?

«Seguire quello che gli dice il Mancio, che è stato un grandissimo attaccante. Se lo farà, arriverà lontano».

Icardi è più Crespo o Batistutata?

«Direi Hernan. Bati era un centravanti unico nel suo genere: era talmente potente che si portava dietro anche i difensori...».

Calleri del Boca Juniors, promesso nerazzurro, può arrivare a quel livello?

«E’ un attaccante tecnico e veloce. In Argentina si è imposto, ma l’Italia è un’altra cosa. Avrà bisogno di tempo. Un po’ come sta succedendo al mio Correa, ora alla Sampdoria».

Dall’affare Tevez la Juventus ha ottenuto le opzioni su alcuni giocatori del Boca Juniors: come ad esempio Bentancur.

«E’ più maturo dei suoi 18 anni. Ha tutto per diventare un centrocampista importante. E di qualità».

E’ ancora in contatto con Tevez?

«Sì, ci siamo incontrati poco tempo fa. Abbiamo parlato un sacco, ci siamo confrontati sui rispettivi ritorni in Argentina dopo tanti anni trascorsi in Europa. La Juve sarà sempre nel suo cuore, ma l’ho visto tanto felice di essere tornato al Boca. Ha riportato il club alla vittoria e soprattutto adesso ha un ruolo che va oltre quello del semplice giocatore: è un modello e deve consigliare i più giovani».

In estate uno degli agenti di Mascherano ha detto: «Javier, prima di chiudere la carriera, vorrebbe provare anche il calcio italiano». In quale squadra lo vedrebbe meglio?

«Per mentalità, lo vedo solo alla Juve o all’Inter».

E Messi si è mai informato sulla nostra serie A?

«Solo diversi anni fa...».

Cioè?

«Una volta mi disse che gli sarebbe piaciuto giocare nell’Inter. Sia chiaro: è un episodio del passato, c’era ancora Moratti. E sinceramente mi sembra impossibile che Leo lasci il Barcellona».

Da presidente: se avesse un portafoglio infinito, chi acquisterebbe dall’Italia?

«Pogba! E’ un tuttocampista raro, di quelli che sanno fare tutto. Fisico, qualità, quantità. Segna e recupera palloni: se continua a lavorare con intelligenza diventerà davvero il top. E’ il mio preferito della serie A».

E’ il più forte?

«Non lo so, ma di sicuro il centrocampo è il cuore di una squadra e su tu sei il più forte del ruolo... sei anche uno dei migliori in generale».

Pogba, nel derby contro il Toro, si è sbloccato anche su punizione. Un arcobaleno alla Pirlo o alla Veron.

«Ha avuto un super maestro come Pirlo. E’ stato così anche per me. Sulle punizioni mi sono allenato con i migliori: Maradona, Mihajlovic, Messi».

Il preferito dei tre?

«Stili differenti tra loro. Sinisa mi ha insegnato tanto, quante volte ci siamo fermati a calciare a fine allenamento... Per migliorare le punizioni è fondamentale l’esercizio. E’ stato così pure per un fenomeno come Messi: Leo ci ha lavorato parecchio. E anche adesso che è diventato uno specialista, calcia comunque meglio con la palla in movimento. E’ una eccezione, ma parliamo di Messi».

In Champions quante possibilità ha la Juventus di battere il Bayern Monaco?

«Il Bayern parte avvantaggiato, però ha avuto qualche problema in passato con gli scontri diretti. Avvertire che all’esterno ti considerano spacciato tante volte ti trasmette una carica unica: può essere così anche per la Juventus».

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