Juventus, esclusivo: «Mandzukic? Sembra Toni...»

Intervista a 360° al capitano del Verona, avversario della Juve mercoledì ed ex bianconero come Delneri: «L’ho ritrovato bello carico…»
Juventus, esclusivo: «Mandzukic? Sembra Toni...»© AG ALDO LIVERANI SAS

PESCHIERA DEL GARDA (VERONA) - Luca Toni, l’anno scorso a Natale eravate tredicesimi, quest’anno ultimi. Cosa è successo?

«Sicuramente hanno pesato tanto gli infortuni, arrivati tutti nello stesso momento. Poi, al di là di questo, ha delle colpe pure chi va in campo».

Anche se non esiste la controprova, è possibile che dopo anni con Mandorlini ci sia stata un po’ di assuefazione da parte vostra?

«E’ difficile per una società, quando l’allenatore fa bene, decidere di cambiare in estate. Negli ultimi campionati ci siamo salvati sempre molto presto e per il Verona è come vincere uno scudetto, anche se questo non è stato percepito come tale dalla gente».

Perché credere nella salvezza?

«Perché questa squadra innanzitutto non è da ultimo posto e perché il Verona può fare punti ovunque. In più il mercato è aperto e questo può cambiare gli equilibri».

Come ha ritrovato Delneri dopo la stagione alla Juve?

«Bello carico, l’ho visto molto motivato anche perché era un po’ di tempo fuori dal giro e ha voglia di tornare nella mischia».

Tra l’altro, col Verona avete questo “scudetto” da vincere?

«No, stavolta bisogna fare una grande rimonta, un’impresa. Salvarci sarebbe come vincere la Champions».

Prima tappa, allo Stadium contro la Juve. Mica facile.

«La Juve è meglio trovarla dopo le feste perché magari qualcuno non è ancora ben concentrato. E’ un bel test contro un avversario nettamente più forte, ma noi possiamo metterli in difficoltà».

Si rivede un po’ in Mandzukic?

«E’ un bell’attaccante: già ai tempi del Bayern mi piaceva molto perché, oltre a far gol, aiutava la squadra. Non sarà bellissimo da vedere ma poi, alla fine, tra gol, assist e il mazzo che si fa per i compagni, lui lavora più di tutti».

Un po’ come Toni...

«Siamo gli ultimi perché ormai va molto di moda il falso nove. Mandzukic, come il sottoscritto, è un centravanti d’area, uno che si sente e che, quando la squadra va in difficoltà, sa pure come aiutarla. Il problema è che ormai di veri attaccanti forti, quelli che ti fanno vincere, ce ne sono pochi».

La sfida con il Bayern per la Juve è un Everest come sembra?

«La Juve parte sfavorita, però penso che al Bayern siano preoccupati per aver trovato una mina così...».

Si spieghi.

«La Juve può far bene perché è abituata a difendersi e ripartire e il Bayern soffre un po’ le squadre che si difendono e che hanno davanti attaccanti veloci per infilarli».

Qual è la squadra che più l’ha sorpresa in questa prima parte di campionato?

«Napoli e Fiorentina hanno fatto un bel passo avanti, poi c’è la Juve che all’inizio ha faticato perché aveva tanti giocatori che dovevano ancora imparare qual è la mentalità che c’è a Torino e il fatto che lì sei costretto sempre a vincere».

Non ha citato l’Inter.

«Non gioca bene ma “è cattiva”, fai fatica a fargli gol e ha solo una competizione. Tra l’altro, che potesse vincere il campionato l’avevo pronosticato ai miei compagni già a inizio stagione...».

Lei ha sempre detto che l’unico rimpianto in una carriera fantastica è stata proprio la Juve.

«E’ vero perché ero andato in una grande società e ci sarei rimasto volentieri anche perché ho tuttora un bellissimo rapporto con i senatori. Mi sarebbe piaciuto fare di più di quello che ho fatto perché non ho fatto quasi niente. Poi, quando è arrivato Conte, ha avuto altre idee e ho deciso di cambiare aria. Peccato perché con lui non ho avuto neanche la possibilità di dimostrare cosa potessi fare, ma ci sta di non piacere a un allenatore».

A proposito di senatori, è pensiero comune che il discorso di Buffon dopo il ko a Reggio Emilia con il Sassuolo sia stato la molla per la rimonta. E’ d’accordo?

«Gigi ha detto parole da capitano, da uno che sa cosa vuol dire giocare alla Juve, che sa cosa vuol dire vincere e sa anche cosa bisogna fare per riuscirci. Ci sono giovani che pensano di essere grandi giocatori perché arrivano in una grande squadra, invece non sanno che per essere grandi giocatori bisogna confermarsi in una grande squadra. Ed è quello che i senatori stanno insegnando a chi è arrivato ora alla Juve: se vedi gente come Marchisio che si allena più di te, se sei intelligente gli vai dietro, se non sei intelligente... non devi stare alla Juve».

Dybala, in tal senso, ha davvero un futuro da pallone d’Oro?

«Ha le potenzialità per diventare un grande attaccante, ma deve ancora dimostrarlo».

Come?

«Un grande attaccante, per 4-5 stagioni fa almeno 20 gol. Se fossi un allenatore a fine stagione tirerei una linea per vedere gol e assist che mi fa un attaccante. Perché io preferisco uno che inciampa sul pallone e fa 20 gol piuttosto a uno che fa tre piroette e un colpo di tacco e ne segna 10. A me piace tantissimo pure Morata: in prospettiva, può diventare fortissimo».

Scusi Luca, è vero che lei sta già studiando da dirigente?

«Tutti dicono che ho firmato da dirigente ma in realtà faccio il giocatore e non so ancora se smetterò a giugno oppure nel 2017. Sono quattro anni che devo smettere e la decisione la prenderò in primavera: dipenderà molto da come andrà la stagione e da come starò, ovvero se avrò voglia di rimettermi in gioco».

Il suo futuro sarà comunque nel calcio: qual è l’esempio da seguire come dirigente?

«Rummenigge. Lui è il top perché, essendo stato un calciatore, sa cosa vuole un giocatore e sa farsi ascoltare: chi arriva al Bayern ha soltanto da imparare da lui».

Ha mai pensato di poter allenare?

«No, troppo stressante: tra i miei ex compagni vedo troppa gente esaurita».

IL PROSSIMO TURNO DI CAMPIONATO 

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