Champions League Juventus, Agnelli: «Ripartiamo da Berlino come il Bayern ha fatto da Madrid»

Il presidente dei bianconeri alleato con il collega tedesco del Bayern Monaco Karl Heinz Rummenigge in un convegno all'Università Bocconi sul Financial fair play: «Queste grandi delusioni devono davvero dare grandi stimoli»
Champions League Juventus, Agnelli: «Ripartiamo da Berlino come il Bayern ha fatto da Madrid»© LaPresse

MILANO - In attesa di essere avversari sul campo in Champions League, Andrea Agnelli e Karl Heinz Rummenigge si sono trovati alle alleati sul tema del Financial fair play al convegno organizzato dall’Università Bocconi. Anzi, il presidente della Juventus ha confessato di ritenere un «modello e un maestro» il proprio omologo del Bayern Monaco sia sul tema della politica internazionale («Il mio presidente» lo ha chiamato riferendosi all’Eca, l’organizzazione che raggruppa i più importanti club europei e che fa da contraltare politico alla Uefa) sia, soprattutto, in campo sportivo. L’occasione l’ha offerta la “rivelazione” che Rumenigge ha concesso quando ha spiegato che il Bayern vincente degli ultimi anni è nato in seguito alla finale di Champions persa nel 2010 contro l’Inter di Mourinho: «Da lì abbiamo capito che avremmo potuto competere con tutti i più grandi club a livello internazionale».



«RIPARTIAMO DA BERLINO» - Una “lezione” che Agnelli ha fatto subito propria: «Mi auguro che anche la Juventus possa ripartire da Berlino come il suo Bayern è ripartito da Madrid. Perché queste grandi delusioni devono davvero dare grandi stimoli». Agnelli ha anche brevemente ripercorso il suo cammino alla presidenza bianconera: «Sei anni intensi iniziati, guardacaso, proprio un anno dopo l’introduzione del Fair play finanziario. A quello ci siamo sempre orientati, ben apendo che un dirigente deve mediare tra le esigenze di bilancio e il desiderio di tifosi e staff tecnico di vincere sempre. Lo sport è il cor business della nostra attività e per questo, dopo aver ricordato l’aumento di capitale di 120 milioni da parte dell’azionista, sono stato fortunato ad avere, nel suo miglior momento, un dg come Beppe Marotta, un direttore sportivo come Fabio Paratici e un uomo come Pavel Nedved». Ad accomunare i due, anche il fatto che nè Rumenigge ne Agnelli hanno citato l’attuale tecnico alla guida della squadra. C’è stato lo spazio anche per una piccola polemica con la Figc. Dopo che il dg Michele Uva ha spiegato l’introduzione (benedetta e perfino tardiva dal nostro punto di vista) delle licenze nazionali, Agnelli ha replicato che «Questa industria (quella calcistica, ndr) è già fin troppo regolamentata varrebbe la pena tutelare gli attuali azionisti invece di quelli prossimi venturi». Ma, alla luce dei 169 fallimenti ngli ultimi di club prof anni, è più che una sensazione il fatto che regole e controlli fossero un tantino carenti.

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