Juventus, Buffon: «Smetto tra due anni e farò il ct»

Il numero uno bianconero: «Chiuderò la mia carriera alla Juventus. La depressione? La superai senza medicinali, guarii dopo la partita contro la Danimarca»
Juventus, Buffon: «Smetto tra due anni e farò il ct»© Massimiliano Vitez/Ag. Aldo Live

TORINO - «Altre due stagioni prima di smettere, non voglio giocare dopo i 40. Vorrei arrivare ai 40 anni così come sono adesso». La confessione è di Gigi Buffon e arriva ai microfoni del francese ‘So Foot’. Il portiere della Juventus parla di momenti passati e progetti futuri. «Ho un grande bagaglio di esperienza, ma non voglio allenare. Però mi piace il ruolo di selezionatore. Sono ambizioso, se faccio qualcosa è con l’idea di arrivare in alto. Senza di questo smetterei di vivere. Andrei verso nazioni come gli Stati Uniti o la Cina, che hanno un grande potenziale per una grande popolazione. Come vorrei essere ricordato? Come una persona corretta e per bene, tutto qui». Buffon racconta anche il momento della depressione: «Avevo 25-26 anni, il ragazzo stava diventando uomo. Era il momento di lasciar perdere l’incuria, la gioia e tutte le stronzate che si possono fare da giovani. Questo cambiamento da un’età all’altra mi ha fatto passare quello che ho passato. L’ho superata senza prendere farmaci, non ho mai voluto essere dipendente da niente e da nessuno. Ho trovato da solo l’uscita, parlando con qualche amico».

LA RINASCITA – Euro 2004, partita contro la Danimarca. «Ero molto spaventato dalla prima uscita – dice -. Avevo paura di fallire. Ho provato una grande ansia. Grazie al talento e alla fortuna ho disputato una buona partita. E ho svoltato. Ricordo lo choc e le emozioni procurate da alcune parate importanti. Al fischio finale, per la prima volta in 5-6 mesi, non ho più sentito tremori alle gambe: stavo ritrovando la forza che mi aveva sempre accompagnato. Era come se fossi nato di nuovo. La partita finì 0-0, erano tutti arrabbiati tranne io, che avvertivo di aver probabilmente risolto il mio problema».

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AMORE BIANCONERO - L’unica cosa certa, per Gigi, è quella di chiudere la carriera con gli stessi colori: «Anche se mi offrissero il doppio dello stipendio altrove – aggiunge -, io resto alla Juve. Farne parte mi rende davvero fiero. Perché ha un valore e certi valori, oggi, sembrano fuori moda». Un pensiero per il calcio odierno: «Oggi questo sport è dettato dalle logiche economiche, quelle che permetteranno al Norwich di giocare in Champions tra un paio d’anni grazie allo sceicco di turno. È un bene per i loro tifosi, ma viene a mancare l’aspetto romantico, la tradizione, il frutto del sudore di chi ti ha preceduto».

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GIOVANI ITALIANI - Buffon spiega la crisi del calcio nostrano: «Ai miei tempi si giocava all’oratorio, oggi i ragazzi stanno davanti al computer, all’iPad. Fantasia, ispirazione e talento ne sono anestetizzati. Baggio? Forte come Maradona, ma con meno personalità». Neuer o Buffon? Buffon o Neuer? «Quel che fa, lo facevo già nel Parma di Malesani con cui vincemmo Coppa Uefa, Coppa e Supercoppa italiana. Ho da sempre avuto la predisposizione al gioco di piede. La vera novità l’ha introdotta il Barça una decina di anni fa, integrando il portiere nella costruzione del gioco. Da noi se fai cento parate e un errore, il resto della settimana si parlerà solo dell’errore, facendoti impazzire. All’estero invece puoi sbagliare e crescere tranquillo. Da noi se uno sbaglia è fregato. Chi resta ai vertici da noi è molto forte anche psicologicamente».

IL BUFFON PENSIERO - «Ho 38 anni e milioni di certezze, ma ho ancora paura quando gioco talune partite. E la cosa che mi piace di più di me è proprio la consapevolezza di essere spaventato ma anche di voler affrontare la paura. E' come una sfida. Non si tratta di non avere timori. Si tratta di provare la paura, di conoscerla e di superarla».

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