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TORINO - Ma guarda un po’ chi si rivede... Silvio e Barbara Berlusconi, da un parte. Massimiliano Allegri, dall’altra. Vale a dire: patron e vicepresidentessa rossoneri versus colui che - un tempo apparentemente lontano tendente al remoto... - dei rossoneri è stato l’allenatore. Prima che, si intende, venisse cacciato dalla sua panchina.
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DUE ANNI FA - «L’AC Milan comunica di aver sollevato dall’incarico di allenatore della prima squadra, con effetto immediato, il Signor Massimiliano Allegri e il suo staff», recitava il comunicato diramato il 13 gennaio 2014. Il Milan aveva appena perso sonoramente contro il Sassuolo e navigava a centroclassifica (10° posto, a 30 punti di distacco dalla vetta) e Barbara Berlusconi, in primis, ritenne che il principale responsabile delle difficoltà del gruppo fosse il tecnico livornese (che peraltro già in estate venne confermato con pochi entusiasmi, soltanto a seguito delle forti pressioni di Adriano Galliani).
LA VENDETTA - Ebbene, a distanza di poco più di due anni, Allegri si ripresenta a San Siro - a cospetto della sua ex dirigenza - con le scarpe alleggerite da tutt’una serie di sassolini... Lo fa, cioè, da campione d’Italia in carica. E con tutte le intenzioni di puntellare, proprio nello stadio milanese, la conquista del secondo tricolore di fila proprio alla guida della principale, storica avversaria del Milan: la Juventus. Juventus scattata in fuga, dopo una rimontona che chissà: magari Allegri avrebbe potuto compiere anche con quel Milan, se solo ne avesse avuta la possibilità...
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