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TORINO - Tutti a Vinovo, perché - sotto sotto - anche Massimiliano Allegri, uno degli allenatori più rilassati del mondo, non riusciva a farsi piacere uno scudetto vinto sul divano, ognuno a casa propria. Così si è inventato un allenamento alle 15 di oggi, una sgambata blanda per chi ieri sera ha giocato e vinto la partita decisiva per la conquista del trentaquattresimo titolo, qualcosa di più intenso per gli altri. Ma più del Carpi, avversario di domenica, Allegri pensa all’idea che il Napoli non vinca questo pomeriggio e alla prospettiva di essere ufficialmente campioni d’Italia poco prima delle cinque. Una festa a Vinovo, dove il trionfo è nato, un abbraccio collettivo di un gruppo che ha saputo risorgere dopo le difficoltà iniziali e si è trasformato nel corso della micidiale rimonta in un blocco granitico di uomini e campioni.
CANNIBALI - Se il Napoli non vince, dunque sarà festa. Se il Napoli restasse a -9, che garantisce una infinitesimale possibilità di ribaltare tutto (arrivando a pari punti conterebbe la differenza reti), non sarà nient’altro che una normale giornata di lavoro a Vinovo. In vista del Carpi e, soprattutto, della finale di Coppa Italia del 21 maggio, obiettivo a cui Allegri tiene moltissimo. Tant’è che anche qualora scattasse la festa, la società e l’allenatore hanno severamente vietato gli eccessi. Testa concentrata ancora per quattro settimane e il gruppo, da parte sua, non ha dato segni di insofferenza: quella coppa la vogliono anche i giocatori, sempre più bulimici di successi, trofei e record. I difensori, per esempio, non vogliono mollare neppure nelle ultime tre di campionato, perché c’è il record di minor numero di gol subiti da acchiappare. E la Juventus, un famelico manipolo di cannibali del calcio.
PULLMAN SCATENATO - Ma anche un gruppo di ragazzi che vogliono divertirsi. Come ieri sera, quando il pullman bianconero ha lasciato il Franchi con mezza squadra scatenata nell’ultima fila: una gita scolastica sfrenata, con Pereyra capo popolo che incitava tutti a battere sui vetri. Pure il “secchione” Rugani, che non si è sottratto al primo rito tricolore.