Bonucci: «Juventus, casa mia. Ora la Champions. A ottobre eravamo simpatici poi...»

Intervista a QS. Bonucci privato e Bonucci pubblico. Il paragone con Beckenbauer
Juventus, lo scudetto visto dai siti esteri

TORINO - Leonardo Bonucci è un veterano della Juventus dei cinque scudetti consecutivi. C’era con Antonio Conte, c’è con Max Allegri. C’era pure con Delneri, essendo stato tra i primi acquisti (con Pepe e Storari) dell’era griffata Andrea Agnelli-Beppe Marotta-Fabio Paratici. Ha attraversato periodi bui e periodi fantastici, è diventato un colosso richiestissimo. Ma in realtà da subito è stato ambito, tanto che lo Zenit più volte cercò di portarlo in Russia. Bonnibauer, per i tifosi, elegante e decisivo, di personalità. Difensore, regista, attaccante. E parla del tedesco campione del mondo, accostamento ingombrante, a QS, in un’intervista esclusiva - del collega Luca Pasquaretta - che passa dal privato al pubblico. «Il paragone è esagerato, mi lusinga, come Beckenbauer penso che non ce ne siano più stati . In pratica cerco di abbinare il passato da centrocampista facendo il difensore. Lui è la storia del calcio a livello difensivo». Sulla querelle con Rizzoli: «Ho sbagliato nella protesta eccessiva e giustamente sono stato ammonito. Ma mai e poi mai mi sarei sognato di toccarlo con la testa. Cosa che non è mai successa, come ha confermato anche lui. Quando si tratta di dar contro la Juve si analizzano i fotogrammi, si cerca di tutto. Forse pensavano di destabilizzarci… Fino alla fine di ottobre la Juve non c’era, per colpa nostra. Poi abbiamo fatto qualcosa di incredibile. Vincere 24 partite su 25 non riuscirà più a nessuno. Se me l’avessero detto ad ottobre, avrei risposto che avremmo vinto lo scudetto, ma non facendo quel filotto. Quando vinci diventi antipatico, mi ricordo il primo anno con Conte e quello precedente del settimo posto. Un errore a favore non suscitava scalpore. Eravamo simpatici allora».

Su Vidal: «Arturo, un amico, un compagno, un guerriero, ho perso una scommessa con lui al Mondiale del 2014, pensavo che l’Italia arrivava davanti al Cile. Lo sento spesso. Mi ha fatto molto piacere il tweet dopo che abbiamo vinto l’ultimo scudetto». Su Buffon: «Non è umano. Gigi avete la sfortuna di vederlo solo nelle partite. Ho la fortuna di respirarlo, di viverlo, di guardalo in allenamento, sia nello spogliatoio, sia a tavola. Respiri l’atteggiamento di un vincente, di un campione e di un uomo. E’ il mio miglior amico nel calcio. E’ un esempio per me. Ha sempre la parola giusto al momento giusto, mi confronto con lui su tutto. E’ intelligente e preparato».

 

OBIETTIVO - «Dobbiamo arrivare minimo in semifinale l’anno prossimo, ho ancora la rabbia dentro per quello che è successo contro il Bayern. Io e i miei compagni non vediamo l’ora di rigiocare in Europa, vogliamo trasformare quella delusione in vittorie. Vogliamo alzarla al cielo. Ci proveremo. Sto bene a Torino, la mia famiglia è felice qua, io sono orgoglioso di far parte della storia della Juve, non vedo il motivo per cui possa andare via. Il matrimonio con la Juve lo abbiamo fatto l’anno scorso. Con il mio procuratore sono organizzato così: tutte le proposte le valuto a fine stagione. Ripeto, sto bene alla Juve, è casa mia».

 


LEO BUONO - Sulla vita privata: «Suona la doppia sveglia, una alle 7,10, l’altra alle 7,20. Io e mia moglie Martina ci dividiamo i compiti: uno veste Lorenzo, il grande, l’altro prepara la colazione, che facciamo insieme, mentre il piccolo, Matteo, dorme ancora. Poi c’è da portare Lorenzo alla scuola americana a Chieri. Ci si mette un po’ dal centro di Torino. Se devo a fare allenamento presto, lo accompagno io e poi vengo a Vinovo. Come marito? Sono presente a casa. Sostengo le idee di mia moglie Martina. Lei si annoia a stare ferma, è sempre impegnata, ricerca idee, è un fiume in piena, mi dà una mano con i social, l’immagine, dove è molto attiva. Ultimamente abbiamo lanciato un sondaggio sul mio profilo Facebook, una campagna con Rowenta».
 
 

CAPOPOPOLO - Sull’esultanza “sciacquatevi la bocca”: «Non è un insulto verso nessuno. E’ stata coniata dai miei amici il primo anno che arrivai alla Juve. C’erano laziali, interisti, milanisti. Quando si discuteva di calcio dicevano sciacquatevi la bocca goliardicamente. E allora facemmo una scommessa: se segni più di 5 gol il primo anno alla Juve ci rasiamo i capelli a zero, mi dissero. Ne feci 4 (risata, ndr). Poi ho visto che piaceva ai tifosi. A volte quando incontro qualcuno per strada non mi salutano con la mano, ma facendo il gesto dell’esultanza. Sinceramente non pensavo potesse dare fastidio a qualcuno. Ho esultato così anche in Norvegia con la nazionale. Ho rispetto per tutti, per i tifosi della Juve e per quelli delle altre squadre, perché chi ama questo sport, merita solo rispetto. Nasco juventino in una famiglia dove erano tutti interisti. Ero la pecora nera, deviato dai miei zii, tutti juventini. Mi piace andare in curva quando sono squalificato o infortunato. Mi ha dato fastidio che ad inizio anno i nostri tifosi dopo 2 partite difficili hanno fischiato nel nostro stadio, un valore aggiunto. L’ho fatto presente e da lì ci siamo ricompattati. Siamo riusciti a raggiungere tutti insieme questo quinto scudetto di fila, storico, leggendario».

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