Juventus, 22 maggio 1996, ha 20 anni la Champions. E Allegri ci riprova

La Juve riparte dallo stesso stadio per dare l'assalto alla Coppa: allora forse era più facile ed esisteva ancora il calcio italiano
Juventus, 22 maggio 1996, ha 20 anni la Champions. E Allegri ci riprova

 

TORINO - Quella notte ha vent’anni. Intere generazioni di tifosi della Juventus nel constatarlo oggi, pur con i coriandoli dell’ultimo trionfo ancora impigliati nei capelli, si sentono un poco più vecchi. Il 22 maggio 1996 è qualcosa più di un ricordo per un popolo che intorno alla Coppa dei Campioni ha da sempre attorcigliato un groviglio di sentimenti con tinte anche drammatiche: quel giorno sembrava essersi sciolto definitivamente, ma nei vent’anni successivi ha di nuovo centrifugato i loro sogni tra illusioni e delusioni.

 

PIU' FACILE? - Il 22 maggio 1996 la Juventus vinceva la Champions League (era per altro la prima volta che veniva denominata così) battendo l’Ajax ai calci di rigore, dopo un percorso esaltante, punteggiato dalle magie di Del Piero e di un gruppo di fenomeni molto ben amalgamato da Marcello Lippi. Per Gianluca Vialli, che alzò altissima la Coppa sotto il cielo di Roma, resta il massimo orgoglio calcistico, anche se qualche tempo fa rifletteva senza romanticismo sull’impresa: «Eravamo indubbiamente forti, ma in Europa c’erano avversari più deboli di quelli che devono affrontare ora le squadre italiane». E’ difficile dargli torto, anche si resta punzecchiati dalla curiosità di vederla sfidare i Barcellona , i Real e i Bayern Monaco di oggi, quella squadra di Vialli, Del Piero, Ravanelli, Peruzzi, Conte, Paulo Sousa, Deschamps, Ferrara…

 

PROGETTO PERFETTO - Era un progetto perfetto, che brucio con la solita maledetta sfortuna la possibilità di vincere tre coppe di seguito, stabilendo un record irraggiungibile. Tre finali di seguito in Champions League da allora non ha comunque più disputate nessuno (e considerando che nel 1995 la Juventus era in finale di Coppa Uefa, diventano quattro finali europee). Nel progetto attuale di Andrea Agnelli e Beppe Marotta non ci sono molti punti di contatto con quello di Giraudo e Moggi, salvo il fatto stesso dell’esistenza di un progetto, chiaro e inderogabile. Solo con una rigida coerenza e una competenza scientifica si può vincere senza avere la possibilità di comprarsi i più forti del mondo e quella Juventus e questa Juventus sono accomunate da questi due fattori. Il resto è molto diverso, perché diverso è lo scenario in cui si muovono, soprattutto in Italia dove il campanilismo (ma ormai siamo al cortilismo), l’avidità senza prospettiva e l’ignoranza manageriale hanno sbrindellato il calcio che a quei tempi era il più potente d’Europa.

 

LA NUOVA SFIDA - Vent’anni dopo quella notte, che ha indissolubilmente legato il cuore di Andrea Agnelli allo Stadio Olimpico di Roma, il destino ha stabilito che riparta proprio da lì e proprio in una notte di fine maggio per riprovare a vincere quella Coppa. Ha concrete possibilità di riuscirci, soprattutto se i prossimi mesi di mercato dovessero rispettare le aspettative. Ma se accadrà sarà una fuga solitaria, non l’exploit di un movimento e, per questo, sarà molto più difficile.

 

Roma, mercoledì 22 maggio 1996 
AJAX-JUVENTUS 1-1 – Dopo i calci di rigore (3-5) 
MARCATORI: Ravanelli 13', Litmanen 41' 
AJAX: Van der Sar, Silooy, Blind, De Boer F. (Scholten 69'), De Boer R. (Wooter 91'), Davids, Bogarde, Finidi, Musampa (Kluivert 46), Litmanen, Kanu. – Allenatore Van Gaal 
JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara C., Pessotto, Torricelli, Vierchowod, Paulo Sousa (Di Livio 57'), Deschamps, Conte A. (Jugovic 43'), Vialli, Del Piero, Ravanelli (Padovano 77'). – Allenatore Lippi 
ARBITRO: Diaz Vega (Spagna) 
NOTE: Sequenza calci di rigore: Davids (parato), Ferrara (gol), Litmanen (gol), Pessotto (gol), Scholten (gol), Padovano (gol), Silooy (parato), Jugovic (gol). 

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