Dybala: «I Giochi? La Juventus ha detto no, ma c'è ancora tempo»

L'argentino della Juventus parla agli studenti di giornalismo: «Mi dicono che sono nato con il dono del calcio, però alle spalle c'è un grande lavoro. Altrimenti, non sarei dove sono. Mi sono sacrificato molto. La pressione? Sino arrivato alla Juve dopo Tevez, e prima c'erano Del Piero, Zidane...»
Dybala: «I Giochi? La Juventus ha detto no, ma c'è ancora tempo»

TORINO - Vacanze eclettiche per Paulo Dybala in Argentina. La Joya, il cui valore di mercato sta schizzando a cifre incredibili (si parla di 60 milioni) al primo anno di Juve ha vinto il campionato, la Supercoppa e la Coppa Italia. Ora si riposa e si sta divertendo, duetta sul placo con Eros Ramazztti, viene festeggiato nella sua città natale e parla agli studenti del College of Journalism.

«Ho imparato tutto da loro. Anche con uno schiaffo in più. Ho sempre tenuto i piedi per terra, grazie ai miei cari, quando sono andato all’Instituto e poi a Palermo. Ora che sono alla Juve, se voglio crescere, non devo pensare di essere superiore agli altri. Mai ho creduto di essere più di quello che sono».



«L’unica partita nella quale sono stato nervoso è stato il debutto in bianconero. Non sono un giocatore che sente tanto la pressione. Mi piace giocare e tanto basta. Sono arrivato alla Juve dopo Tevez. E prima ci sono stati Del Piero, Zidane… Sono tranquillo perché so che dipende da me».

«Sono andato a Palermo prima di un grande club in Italia e questo mi ha aiutato molto a giocare con calma. E 'difficile per un ragazzo di 17 o 18 anni. L’esperienza è servita. E la vita quotidiana è dispendiosa. Ci alleniamo al mattino. Restiamo a pranzo e poi si torna. Non mi piace andare fuori, anche perché sono stanco… La mia ragazza e mia mamma si lamentano che sono molto pantofolaio. Ma mi sento molto stanco. La gente chiede sempre foto, autografi…».

«I Giochi olimpici? Non dipende da me. La Juve ha detto di no ma c’è ancora tempo. Mi dicono che sono nato con il dono del calcio, però alle spalle c’è un grande lavoro. Altrimenti, non sarei dove sono. Mi sono sacrificato molto».

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