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TORINO - È questione di testa, sempre. Non bastano i piedi, non basta il cuore, non basta la pancia (intesa come istinto, sentimento). Un discorso che vale per i gol, ovvio. Ma anche per altre scelte, come dire, di “contorno”. Soprattutto se il personaggio in questione è Paulo Dybala: fenomeno bianconero prossimo a diventare un simbolo, bianconero. Ebbene, l’argentino cheha fatto impazzire i tifosi della Juventus, spiega quanto la testa, la prontezza di pensiero, gli sia servita per diventare il campione indiscusso che è.
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Emblematico quanto ha dichiarato nell’intervista rilasciata a Rivista Undici: «Io personalmente penso di essere più veloce con la testa che con i piedi. È una mia arma molto importante: se tu riesci a capire i movimenti che può fare l’avversario, ti aiuta tantissimo. Ed è difficile trovare difensori così, che siano più veloci con la testa che con i piedi». Però, dicevamo, Dybala la testa non la usa soltanto per giocare a pallone... Pure per prendere decisioni importanti, come ad esempio - tema caldissimo ora che l’addio di Paul Pogba s’è fatto imminente - quella di indossare la maglia numero 10 quest’anno, eraditandola proprio dal francese. È una maglia pesante e affascinante, una maglia che si porta appresso tutta una serie di aspetti a corollario. Di marketing, di responsabilità, fors’anche di scaramanzia.
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