Juventus, Allegri carica i suoi: «Empoli campo difficile, giochiamo al meglio»

Il tecnico bianconero alla vigilia del match contro l'Empoli al Castellani: «Sarà una partita complicata perchè giochiamo alle 12:30 -  è un orario inusuale per il campionato italiano»

TORINO - Vincere e basta: vietato sbagliare. Massimiliano Allegri, alla vigilia della trasferta di Empoli (ultima tappa prima della sosta), bada al sodo. «L'unica cosa mi interessa è arrivare domani alle 14.20 con i tre punti. E' una partita da vincere per non rovinare i punti e i risultati dell'ultimo mese. E' una gara simile a quella di Carpi dello scorso anno, dove l'ultimo minuto fu da defribrillatore. Empoli è un campo tosto, dove è dura giocare bene e oltretutto scenderemo in campo alle 12,30. Dovremo essere pratici. I ragazzi sono responsabili e lo sanno. E sanno pure che è necessario vincere per non rovinare la pausa al proprio allenatore. Anche perché alla ripresa avremo un mese decisivo, con gli scontri diretti contro Milan, Napoli e la gara europea contro il Lione nelle quale ci giocheremo il novanta per cento del passaggio agli ottavi di Champions».

GLI OBIETTIVI - «Bonucci ha detto che la Champions è l'obiettivo prioritario? Siamo la Juventus: dalla Supercoppa, allo scudetto, alla Coppa Italia e alla Champions sono tutte priorità, noi dobbiamo lottare su tutti i fronti».

ESPERIMENTI - «A Zagabria ho provato un sistema diverso (4-2-4/4-2-3-1) e i ragazzi lo hanno interpretato in modo discreto, con grande attenzione. Cambiare tutto e subito sarebbe sbagliato. Domani speriamo di non dover forzare il sistema di gioco perché significherebbe che dobbiamo recuperare. Più che con sistemi diversi, potrei mettere nelle stesse posizioni giocatori con caratteristiche diverse. Turnover? Stanno tutti bene, sono freschi e vogliosi di andare in Nazionale. Ho solo qualche dubbio e uno riguarda l'impiego di Cuadrado».

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SU KHEDIRA - «Sorpreso della sua continuità? No, ma è la dimostrazione che nel calcio non ci sia un'unica verità. Quest'estate è arrivato il 5 agosto, tra gli ultimi, si è allenato venti giorni e poi ha sempre giocato. L'anno scorso era arrivato in ritiro a luglio, prima di tutti, e poi si è fatto male più volte. Il motivo? Venendo da due anni in cui aveva giocato poco a causa degli infortuni, le 25 partite dell'ultima stagione gli hanno fatto bene anche per questa, sono state una sorta di rodaggio».

SU PJANIC E HERNANES - «Miralem sta bene ed Hernanes non lo scopriamo oggi, semplicemente in passato veniva criticato ingiustamente e pensare che ora venga considerato indespensabile mi fa piacere e anche un po' sorridere. Intanto Sturaro si è già aggregato e presto riavremo pure Marchisio». SUI BIG «A gestire i campioni sono abbastanza abituato... In una grande è importante tenere alta la competitività. In difesa ne abbiamo cinque per 3 o 2 posti; in attacco 4 per due. Come dico sempre io: i giocatori bravi sono quelli che ti fanno vincere molte partite; e gli allenatori bravi quelli che te ne fanno perdere meno. Sarebbe facile per un tecnico dire ai suoi vai un po' qua e passala di là come al computer, ma la verità è che nel calcio esistono le categorie, altrimenti non si spiegherebbero i giocatori da 90 e 100 milioni. I campioni fanno giocate che hanno nel dna, poi si può sempre lavorare sull'occupazione degli spazi e l'equilibrio. Dani Alves, ad esempio, viene da un gioco completamente diverso e rappresenta un buon apporto per la nostra squadra».

SUI BIG - «A gestire i campioni sono abbastanza abituato... In una grande è importante tenere alta la competitività. In difesa ne abbiamo cinque per 3 o 2 posti; in attacco 4 per due. Come dico sempre io: i giocatori bravi sono quelli che ti fanno vincere molte partite; e gli allenatori bravi quelli che te ne fanno perdere meno. Sarebbe facile per un tecnico dire ai suoi vai un po' qua e passala di là come al computer, ma la verità è che nel calcio esistono le categorie, altrimenti non si spiegherebbero i giocatori da 90 e 100 milioni. I campioni fanno giocate che hanno nel dna, poi si può sempre lavorare sull'occupazione degli spazi e l'equilibrio. Dani Alves, ad esempio, viene da un gioco completamente diverso e rappresenta un buon apporto per la nostra squadra».

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