L'indispensabile italianità della Juventus: Caldara e non solo

Marotta e Agnelli vogliono una squadra fortemente italiana, soprattutto perché si intravedono generazioni molto interessanti
L'indispensabile italianità della Juventus: Caldara e non solo© PA

TORINO - Forse non è un caso se una delle più clamorose sconfitte della Juventus di questo ciclo vincente sia arrivata proprio nella partita con il minor numero di italiani schierati in campo, due: Buffon e Bonucci. È vero che proprio il secondo non è stato esente da erroracci, ma il fatto suggerisce una riflessione più profonda del dettaglio statistico, perché l’anima italiana è sempre stato il punto di forza delle Juventus  più forti. E i dirigenti non hanno intenzione di invertire la tendenza, consapevoli - per primi - di come avere uno zoccolo duro di campioni italiani rappresenti sempre un valore aggiunto. Ecco perché stanno scientificamente rastrellando il mercato dei giovani italiani, assicurandosi molti elementi della felice nidiata targata 90. Nel futuro, anche quello più vicino, Marotta e Agnelli vogliono una Juventus fortemente italiana. Soprattutto perché si intravedono generazioni molto interessanti, non solo per una filosofia tecnica.

La Juventus "deve" e vuole essere forte, ma alla fine la presenza degli italiani è importantissima ma non è una condizione tassativa (cioè, il talento rimane un fattore più decisivo nelle scelte di Marotta). Detto ciò, Marotta ha iniziato a monopolizzare il mercato nostrano da qualche anno e non ha intenzione di smettere. Tant’è che i giovani atalantini rappresentano per lui una trattativa molto interessante (da Caldara in su).

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Giusto? Assolutamente sì. Finora la politica dei giovani ha messo la società nelle condizioni di controllarne alcuni fra i più forti ed usarli in modo proficuo. La Juventus non porta sempre tutti a Torino, ma può gestire in giro per i campionati, un numero importante di giovani potendoli distribuire fra le varie squadre "amiche", consolidando i rapporti e rafforzando la sua posizione sul mercato.

Se poi si vuole sapere come mai gli italiani sono spesso meglio degli stranieri, bisogna andare oltre l’aspetto puramente tecnico. Il problema è l’abitudine al nostro calcio e alla nostra cultura. Se un qualsiasi dirigente di Serie A fosse sicuro di non essere virgolettato, racconterebbe storie piuttosto incredibili sull’atteggiamento degli stranieri. Tolta una manciata di loro, si ha spesso a che fare con giocatori che in certe occasioni non si ricorda nemmeno chi è l’avversario di domenica.

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