Juventus, 10 anni senza Ale e Ricky, ma sono più vivi che mai

Dieci anni fa morivano i due ragazzi delle giovanili della Juventus, ma Riccardo Neri e Alessio Ferramosca vivono attraverso la fondazione che dà speranza ai bambini
Juventus, 10 anni senza Ale e Ricky, ma sono più vivi che mai© LaPresse

TORINO - Oggi Ale e Ricky avrebbero 27 anni ed è un esercizio struggente, quasi lacerante, provare a immaginare dove e cosa sarebbero: giocatori affermati o ragazzi normali e felici, con qualche storia di pallone in più da raccontare. Nel buio pomeriggio del 15 dicembre del 2006, Alessio Ferramosca e Riccardo Neri avevano 17 anni e tanti di quei sogni che per portarli dietro non bastavano i borsoni con cui andavano ad allenarsi a Vinovo, passando accanto ai calciatori "veri", poster in carne e ossa a cui si ispiravano.

IL DOLORE - E' una storia assurda che dieci lunghi anni non sono riusciti a levigare e graffia l'anima ancora oggi. Due ragazzini, a fine allenamento, che vanno a recuperare i palloni finiti nel laghetto artificiale del centro bianconero. La larga pozza è rivestita di teloni di plastica e proprio questi si trasformano in una trappola mortale per tutti e due, una volta scivolati dentro. La morte arriva per ipotermia, nonostante gli sforzi dei soccorritori che portano subito i due ragazzi in ospedale. Allo stadio si sta per giocare Juventus-Cesena, ma si ferma tutto, in un silenzio attonito la gente se ne va, i calciatori ritornano sui pullman con lo sguardo stralunato: erano giovani colleghi per loro.

LA FONDAZIONE - Ale e Ricky se ne sono andati inseguendo i loro sogni. Se per qualsiasi persona normale questo non ha nessun senso, uno glielo hanno invece dato i loro genitori con la fondazione Riccardo e Alessio, che ha aiutato e continua ad aiutare i sogni di chi non può permettersene. Come Riccardo Pio D'Avanzo, aiutato nel 2008 con 20.000 euro per le cure della Sindrome di West. O Giulia che l'anno successivo ha ricevuto i fondi raccolti per lottare contro la sua malattia. O il piccolo Elia Lucchetti. O l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. O l'associazione Respira Onlus per l'assistenza domiciliare ai bambini in Piemonte. O, ancora, il piccolo Matteo Ferrari. C'è un lungo elenco di bambini che negli ultimi dieci anni hanno ritrovato la speranza grazie a Riccardo e Alessio, che davvero e non per melensa retorica sono diventati "angeli" per tutti loro. E continuano a esserlo, senza togliere un grammo al dolore di quella sera, ma dandole un senso che, dieci anni dopo e tante persone aiutate, fa sentire un po' meno soli tutti quelli a cui mancano moltissimo quel portiere e quel centrocampista della Juventus.

 

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Una foto pubblicata da Claudio Marchisio (@marchisiocla8) in data:

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