© Marco Canoniero
TORINO - Più che una scattante Ferrari, la Juventus può essere paragonata a un diesel o, se si vuole una comparazione con l’atletica, a un mezzofondista: strepitosa sulla distanza, dove emergono le sue qualità di resistenza alla fatica e di forza fisica, meno brava nelle partite secche, dove contano oltre che un pizzico di fortuna anche i colpi o le magie dei campioni, capaci di risolvere le sfide, soprattutto le finali, come per esempio non è accaduto a Paulo Dybala a Doha. Guardando anche alla storia recente del club bianconero, nell’era di Andrea Agnelli, nominato presidente il 19 maggio 2010, la Juventus ha conquistato cinque scudetti, due Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. Un bottino sicuramente ricchissimo, che avrebbe potuto addirittura essere superiore perché in questi sei anni i bianconeri sono riusciti pure a perdere quattro finali (una di Champions contro il Barcellona, una di Coppa Italia contro il Napoli e due di Supercoppa italiana contro Napoli e Milan). E’ la conferma di come la squadra, allenata prima da Antonio Conte e poi da Massimiliano Allegri, sia più adatta a vincere il Giro d’Italia piuttosto che la Milano-Sanremo.
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GARE A TAPPE - Formata da giocatori solidi, capaci di garantire performance sul fondo, ma meno propensi al guizzo, la Juventus ha dimostrato di possedere un carattere inossidabile, una difesa imperforabile e un’alta continuità di rendimento. Tutte qualità che la rendono infallibile quando si tratta di dominare le gare a tappa, vedi i cinque scudetti di fila, ma che non fanno la differenza invece nelle sfide di 90 minuti.