«Avevamo chiesto alla Juventus una prova di orgoglio ed i campioni d’Italia ci hanno offerto qualcosa di più: la loro vittoria, limpida come acqua di fonte, è stata conquistata con una prestazione magistrale sia sotto l’aspetto agonistico sia sotto quello del gioco. Nel maestoso stadio del Real abbiamo visto una Juventus letteralmente trasformata rispetto a quella che una settimana prima si era lasciata soggiogare dagli spagnoli. Quanto era stata pavida a Torino, tanto è apparsa ardimentosa a Madrid, sorretta da una felice intuizione. La Juve ha compreso che i suoi grandi rivali attraversavano un momento critico e li ha contenuti e aggrediti, al punto da sfiorare la marcatura del secondo gol che avrebbe clamorosamente eliminato gli spagnoli dalla coppa». E’ il 21 febbraio del 1962, esattamente 55 anni fa, il direttore di Tuttosport, Giglio Panza, inizià così il suo racconto da Madrid, dove la Juventus ha compiuto la sua prima grande impresa internazionale, battendo i Blancos in casa loro, prima squadra europea a riuscirci, un record “spaziale” tanto che la Juventus merita l’accostamento a John Glenn nella prima pagina del nostro giornale. L’astronauta statunitense, infatti, era stato “lanciato” in orbita solo ventiquattro ore prima, diventando il primo americano a entrare in orbita attorno alla Terra, rimanendo 4 ore e 55 minuti nello spazio. Il tenente colonnello compì tre orbite intorno alla Terra, eguagliando così Jurij Gagarin. A Omar Enrique Sivori bastarono 38 minuti per segnare il gol che segnò la storia: un sinistro al volo, sfruttando una spizzata del gigante John Charles, elogiato nelle cronache di quella partita («Charles è stato grande. Grandissimo. Ha giocato come se fosse ispirato da una divinità del calcio, correndo dove era necessario, trovandosi sempre al punto giusto in difesa e all’attacco»).