TORINO - Paulo Dybala ha firmato il nuovo contratto con la Juventus sino al 2022. Una Joya, per tutti, dopo l’exploit contro il Barcellona del suo idolo Lionel Messi. Un evento che era in “cottura” da molto tempo e ha trovato la sua ufficializzazione proprio nei giorni della gloria. Che fosse un predestinato, e dal cuore d’oro, lo si era capito già ai tempi dell’Instituto di Cordoba, dove giocava, nella Serie B argentina. Per i commentatori, che impazzivano ai suoi gol, era “Paulito”, “El Tano”, e indossava la maglia numero 9, quella del centravanti, portata con orgoglio e buoni sentimenti.
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Un esempio? Il 26 marzo del 2012, con l’Instituto vince 4-1 al Bicentenario di San Juan e segna una gloriosa tripletta, l’hat trick perfetto al 1’, al 7’ e al 25’. Tre conclusioni ricche di talento, quel talento che stava sbocciando. Il nativo di Laguna Larga aveva appena 18 anni e aveva debuttato sette mesi prima. Ma al termine del match, fu avvicinato da un dirigente locale che gli disse: siamo in crisi economica, ci lasci il pallone? e Paulo, glielo passò, con estrema cortesia. In quella stagione mise insieme 17 reti e finì dietro a Gonzalo Castillejos (Rosario Central) che ne fece 26, Víctor Píriz Alvez (Defensa y Justicia) 20 e Fernando Cavenaghi (River) 19. Nell’aprile del 2012 fu confermato il suo passaggio al Palermo per circa 12 milioni. Ma rinunciò a quel pallone per solidarietà con chi passava un brutto momento. La Juventus adesso se lo gode: lo chiamano già erede di Messi. E cento milioni non bastano per ingolosire il suo club che lo ha blindato fino al 2022, con uno stipendio da big: 7 milioni.