Juventus, l'orchestra di Marotta e Allegri

Il calcio della squadra bianconera è l'espressione di un progetto comune, nato in sede e completato sul campo
Juventus, l'orchestra di Marotta e Allegri© www.imagephotoagency.it

TORINO - Quello della Juventus è un calcio sinfonico. Un meccanismo, a tratti perfetto, nel quale l’adesione di tutti i giocatori ha una sua estetica che va trovata nella coordinazione e nell’unità di intenti. D’altra parte cosa può essere la sublimazione del concetto di “sport di squadra” se non una partecipazione davvero collettiva. Il calcio della Juventus esprime la sua bellezza nel suo svilupparsi in modo orchestrale, nel quale ognuno ha un ruolo e lo svolge in sinergia con i compagni, rendendo il tutto superiore alla somma delle singole parti. E’ un calcio pensato, anzi pensante perché non ci sono binari sui quali muoversi, ma la capacità di reagire all’imprevedibile muovendosi come un unico organismo. Il calcio della Juventus è l’espressione di un progetto comune, nato in sede e completato sul campo. Quando, quasi un anno fa, Marotta e Paratici iniziavano a tessere il mercato avevano in mente il salto di qualità internazionale che si è consolidato in modo definitivo nelle due partite contro il Barcellona. Ogni pedina è stata presa, investendo cifre importanti, nell’ottica di aumentare la qualità, ma considerando anche l’impatto umano degli innesti. La cura del dettaglio, insomma, non è solo una prerogativa di Bonucci, Chiellini e Barzagli, ma una forma mentis che parte dall’alto e che si appoggia sulla filosofia del “lavoro come unica strada per il successo”.

All’acquisto dei campioni necessari per competere ad alti livelli, infatti, è seguita la pazienza nell’attendere che Allegri trovasse la ricetta tattica per dare equilibrio agli ingredienti: operazione svolta alla perfezione dal tecnico, anche grazie al carisma e all’intelligenza dello zoccolo duro del gruppo. Così la Juventus ha eliminato il Barcellona, con due partite nelle quali è stata padrona della situazione, senza speculazioni o furberie, ma con gioco, tecnica e tattiche superiori a quelle della squadra più forte del mondo che ha riconosciuto i meriti bianconeri, come la critica catalana, che sa essere molto snob e scostante in fatti di estetica calcistica. Allegri, tuttavia, spegne l’esaltazione, richiama all’ordine, raffredda. Non è matto, ma consapevole che le imprese sportive e il cosiddetto “bel gioco” non servono a niente se non sono finalizzate a un titolo e lui adesso ne punta tre.

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