Arezzo-Juventus, dalla serie B alla serie A: l'anniversario

«Juve, la festA può cominciare», così titolavamo il 19 maggio 2007 dopo la matematica promozione
Arezzo-Juventus, dalla serie B alla serie A: l'anniversario© Lapresse

AREZZO - 2006-2007 B...astA. Con la B sbarrata.Perché quella era la galera. Juve fuori, fuori dall’incubo, fuori dagli inferi, fuori di metafora, ma sempre dentro l’ingorgo. B...astA una maglietta rosa, come il colore della purezza, e del club ultracentenario, per festeggiare il ritorno in paradiso. «Lassù qualcuno ci odia, ma qualcun altro ci ama». E tutti sotto la curva, chi di fretta, chi con timore, chi con clamore. Gigi Buffon ci mette un attimo, si autoconvince del passo, significativo, ancorché decisivo. Gli altri, in gruppo appassionatamente. E un uomo solo al comando, rosa anche lui, con puntelli rossi sulle guance: monsieur Deschamps, si sciolga, grazie, merci beaucoup.

ECCO LA SQUADRA IN CAMPO QUEL GIORNO

B...astA - «Abbiamo pagato, espiato abbastanza», il coro sincrono. E mentre in campo va in onda il Giro d’Italia, in tribuna scattano gli occhiolini di consenso. Baci, abbracci e commozione al vento. La giacca? Via, ecco il lancio di precisione; meglio rimanere in manica di camicia: Cobolli, Blanc, Secco, Pessotto, il nuovo che avanza, la soddisfazione che si conferma. Gli sguardi esprimono vivacità e compiacimento. «Ce l’abbiamo fatta». Bravi, hip hip hurrà. B...astA. Era cominciata così, un anno fa, di getto, di brutto. Calciopoli, il nome del mostro che ingurgita la Signora. Promozione, il nome dell’angelo che riporta Madama in A, là dove deve stare il club nobile e ripulito. «E chi non salta nerazzurro è, è, è...», scatta il richiamo, a pochi minuti dal termine. E lo stadio di Arezzo, come per incanto si unisce nel balzello più famoso che c’è. «Guido Rossi faccia di m...», riappare sonoro il colpevole del grande affronto. Centonove anni di storica appartenenza gettati prima nel cesso e poi recuperati, riasciugati, riproposti con abnegazione. Nonostante le decurtazione dall’albo d’oro. «Ma i campioni dell’Italia siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi...», la risposta della Curva formato mignon. Loro ci sono sempre stati, di qua e di là per il Bel Paese, da Rimini ai colli toscani. Ma che fatica, seguirli.

B...astA. E negli spogliatoi l’onta è lavata, levata, liofilizzata. «Abbiamo festeggiato come per i grandi avvenimenti», ribadisce Gianluca Pessotto, uno dei protagonisti dell’anno folle a strisce bianconere. Simbolo di rinascita, di ripresa, di riscossa. E tutti nudi alla meta, con censura, please. «Finalmente liberi», ma imprigionati sino alle diciannove, per esprimere e per esprimersi. Torino, stanno arrivando. B...astA grigio e tinte fosche. Il cielo sopra la festa è azzurro. Azzurri i gol di Alex, azzurrini i gol di Giorgione, azzurro celestiale della Pampa quello di Trezeguet. Azzurro lo sguardo della bella Alena (Seredova), sugli spalti e accanto al pullman, da impacchettare per Superman Buffon. Azzurre le speranze dei tifosi, che riempiono la curvetta, sciarpe in mano e ugola in fuori. Azzurra la colonna sonora dello stadio, anni 80, quelli della Juve ruggente, con il Raf di Self Control (rimembrate il tormentone?). Azzurra l’atmosfera. Azzurro il coro per «Conte juventino vero», e ancora «Grinta e onore capitan Antonio sempre nel nostro cuore». Gente ovunque, anche sopra le piante, sperando di non volare. Oplà, e sei per terra.

B...astA - Si cambia ritmo. E il prologo è toccante. Un mix di ricordi e di passione. E di suggestione. «Da questa città che abbina così bene arte e sport, il messaggio è diretto: non dimentichiamo Catania, la morte di Raciti e di Licursi». E «l’Heysel». Il presidente della Juve, Giovanni Cobolli, il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani, il presidente dell’Arezzo, Piero Mancini partecipano all’inaugurazione del piazzale antistante lo stadio che viene intitolato a Roberto Lorentini, medico di 31 anni, medaglia d’argento al valor civile, uno dei due aretini morti in Belgio il 29 maggio 1985. Roberto perse la vita portando soccorsi ai tifosi rimasti schiacciati nella calca. Onore a lui e agli altri. Così, ecco scoperta una lapide con i nomi di tutti. C’è anche un murales all’interno. E gli ultrà, lì davanti, urlano: «Odio Liverpool». Ma non è casa per cattivi sentimenti, ci mancherebbe. «In un momento così delicato per il calcio e lo sport italiano, questa è una giornata davvero importante perché riavvicina valori sportivi veri alle persone e ai tifosi. Siamo qui per non dimenticare, affinché non accada mai più. La Juve è vicina alle famiglie di Roberto e di Giusy Conti e di coloro che hanno perso i propri cari in quella folle notte di violenza». Cobolli Gigli è chiaro e schietto, quando l’argomento lo esige. «Va di moda chiedere la restituzione di scudetti e trofei. Noi quella coppa la teniamo e terremo con noi il ricordo di quella tragedia». Di rimando il primo cittadino. «Nessuno può rimanere insensibile di fronte a quella tragedia. Allo stadio si viene per gioire». Otello, il papà di Roberto Lorentini. «Per me si chiude finalmente il cerchio. Mio figlio è qui insieme a noi». Commozione, giù il sipario. E all’Olimpico ci sarà un’altra cerimonia per gli angeli di Bruxelles.

B...astA - con i buchi neri.Poi, la realtà, riprende il sopravvento. Voila il paradiso, già tormento ancor prima di gioia. «Una volta tornati in serie A dovremo salire molti scalini», spiega Cobolli versione freno a mano. B...astA con le deviazioni: di qua per lo scudetto, di là per la Champions. BentornatA, Juve.

(Arezzo, 19 maggio 2009)

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