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TORINO - La finale non sarà il finale, esaltante o amara che sia. Massimiliano Allegri ha chiaramente detto che la sua volontà è restare alla Juventus, a prescindere dal risultato di Cardiff. Una volontà i cui contorni coincidono quasi alla perfezione con i contorni della volontà della società: servirà un leggero lavoro di lima, nell’incontro previsto dopo la sfida con il Real, per far combaciare alla perfezione i bordi delle reciproche intenzioni, dopodiché potranno essere sovrapposte sotto forma di firme su un contratto. Un contratto da cui potrebbe partire il secondo triennio di Allegri alla Juventus, se il rinnovo fosse fino al 2020: la finale di Champions League in programma sabato prossimo ne segnerebbe l’inizio, oltre a chiudere il primo triennio. Al suo arrivo il tecnico si era dato apertamente l’obiettivo di riportare la squadra bianconera tra le grandi d’Europa ed essere arrivato a giocarsi la coppa dalle grandi orecchie per la seconda volta in tre stagioni certifica che quel traguardo è stato tagliato. La notte di Cardiff è il ponte ideale con la prossima missione: tornare a fare della Juventus un modello per le altre grandi, come era stata la Juventus di Lippi per Alex Ferguson e il suo Manchester United. Vincere è il passo indispensabile da compiere per raggiungere questo secondo traguardo e vincere il 3 giugno sarebbe ovviamente il modo migliore per cominciare il cammino. Perdere vorrebbe dire partire inciampando, ma non cambierebbe la meta: la strada percorsa finora non verrebbe cancellata e la Juventus dovrebbe comunque continuare a correre in avanti. Allegri ha dimostrato di saperla guidare con intuito, fermezza e intelligenza, aiutato e protetto da una società solida, lungimirante ed efficiente. Normale che tra le due componenti sia maturata un’intesa che nessuna delle due vuole interrompere. Ecco perché vale la pena lavorare di lima per far coincidere alla perfezione le rispettive intenzioni per il futuro.