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TORINO - Magari in Spagna ci sarà stato anche qualcuno che ha votato Juve per gufare. Ma in generale è più facile credere che il risultato della nostra inchiesta tra 50 giornalisti di 33 nazioni di tutto il mondo sia una nuova conferma - l’ennesima - della crescita esponenziale dei bianconeri a livello internazionale. C’è consapevolezza nello spogliatoio juventino e c’è fiducia tra gli addetti ai lavori di tutto il pianeta. Il pronostico è una sensazione, non un dato oggettivo, ma è comunque un termometro. Due anni fa, prima della finale di Champions a Berlino, si respirava un’aria diversa. A prescindere dal risultato della partita, la Juventus si è guadagnata il rispetto del mondo intero. Non basta per riempire le bacheche, ma può aiutare ad affrontare Ronaldo e i galattici senza timori reverenziali. Il Real Madrid attuale vale il Barcellona del 2015. A cambiare è stata la Juventus. I veterani Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini e Marchisio hanno aggiunto partite di alto livello in Champions (vedi Monaco di Baviera e Barcellona); Massimiliano Allegri ha proseguito l’europeizzazione della squadra a livello mentale e tattico; la coppia mercato Marotta-Paratici ha completato il puzzle aggiungendo ad ogni estate le tessere giuste per arrivare fino a Cardiff con l’obiettivo di giocarsela per davvero. Negli ultimi due anni hanno salutato tanti big (Pirlo, Vidal, Tevez e Pogba su tutti), ma sono arrivati dei veri specialisti della Coppa. Dani Alves a Berlino aveva la maglia degli avversari. Non è una coincidenza. Quanto l’esterno brasiliano tutto tecnica e personalità sposti gli equilibri in Europa si è già visto nei turni precedenti: a segno con il Porto (ottavi), determinante nel duello con Neymar (quarti), protagonista a suon di gol e assist nella doppia sfida contro il Monaco (semifinali). Le finali sono le partite di Dani (ne ha vinte 27, delle quali 3 di Champions) e forse anche questo aspetto ha inciso nelle valutazioni della nostra giuria.