Heysel, 32 anni fa. La notte più brutta

Il 29 maggio del 1985 la finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles finiva in tragedia: oggi più che mai non bisogna dimenticare
Heysel, 32 anni fa. La notte più brutta© LaPresse

Heysel. 39 morti, 32 anni dopo. Heysel. La strage, la storia, la memoria. Come si fa a misurare il tempo? E come si fa a quantificare il dolore? La misura del tempo, alla fine, svicola dal calendario e diviene soggettiva, e così fa il dolore, che a volte il tempo non allevia, ma dilata. Per tutte queste ragioni scrivere di Heysel diventa ogni anno maledettamente complicato. Perché si rischia di perdere la messa a fuoco degli eventi, di venire travolti da emozioni ancora troppo fresche, nonostante tutto, di essere offuscati dalla rabbia. Si corre il rischio di essere retorici, e magari di ripetersi. Ecco perché però bisogna insistere. Ecco perché tutti noi che eravamo lì quella notte, e che abbiamo portato a casa la pelle per qualche caso o fortuna, non dobbiamo mollare la presa. Dobbiamo continuare a scrivere, a conservare ricordi e inventare parole nuove, perché quella memoria non si perda, non si danneggi, non si sfilacci. Stava accadendo, anni fa. Può accadere di nuovo. E’ un rischio costante. E allora, occorre “fare manutenzione”, stringere viti e bulloni, rabboccare l’olio e sporcarsi le mani. Come fosse un motore, la memoria. Perché lo è in fondo. E guai a farlo fermare. La storia dell’Heysel, e il suo gigantesco fardello di perdite e dolore, ha certamente insegnato qualcosa. Non sappiamo ancora se abbastanza. Ma certo oggi le finali si giocano in stadi più sicuri. Ci sono finalmente responsabilità ben definite e misure di sicurezza imponenti. E il rischio ora sembra annidarsi altrove. Non in un branco impazzito. Ma in singoli individui votati alla causa del terrorismo. Dopo 32 anni però resta ancora troppo forte l’eco di insulti gratuiti da parte di alcune tifoserie. E il vociare scomposto del solito refrain da bar dell’odio: “la coppa sporca di sangue-non si doveva giocare-non si doveva esultare”. Pian piano la verità si è fatta strada in questi anni, con fatica. Spazzando via alcuni luoghi comuni e impoverendo la sloganistica dell’odio di comodo. E la fotografia di quella notte sta riacquistando le sue vere forme, i suoi colori reali. Ma guai ad abbassare la guardia. Ora all’orizzonte c’è un’altra finale, quella di Cardiff. Piena di aspettative e speranze, dopo il sogno infranto a Berlino. Le stesse aspettative e speranze che avevamo prima di Bruxelles, in quel maggio del 1985 pieno di luce complice, dopo il sogno spezzato ad Atene. Sarebbe bello se nello zaino che porteremo con noi in Galles infilassimo anche un’oncia di quegli entusiasmi traditi a Bruxelles. Se ciascuno di noi si facesse carico di una storia dell’Heysel da raccontare ai più giovani che incroceremo nel viaggio. Anche questo –credo- è manutenzione di memoria. Non smettere di raccontare-e far vivere - le singole storie di Andrea Casula e suo padre Giovanni, di Giuseppina Conti e Claudio Zavaroni, di Roberto Lorentini e Domenico Ragazzi, di Franco Martelli e Nino Cerullo, di ...

Emilio Targia
Giornalista e scrittore autore di”Quella Notte all’Heysel”

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