TORINO - I sei scudetti della leggenda, due finali di Champions negli ultimi tre anni e un sistema dirigenziale sempre più stimato e preso come modello anche al di fuori dell’Italia per il mix tra intuizioni tecniche vincenti e bilanci in ordine. L’escalation degli ultimi anni non è passata inosservata in Europa, del resto non si passa per caso da due settimi posti consecutivi all’élite del pallone. La Juventus, sotto la gestione Andrea Agnelli, è tornata la Signora di un tempo anche fuori dalla Serie A sviluppando un proprio modo di operare: ambizioni altissime, nessuna spesa pazza (i 90 milioni per Higuain sono stati investiti dopo la cessione di Pogba per 110) e la capacità di rinnovarsi di anno in anno senza patire il peso degli addii eccellenti (Pirlo, Tevez, Vidal, Pogba, Bonucci...). Crescita totale e sotto tutti i punti di vista, tanto che oggi a Ginevra - a meno di clamorose sorprese nelle urne - al puzzle juventino verrà aggiunta un’altra tessera importantissima: Andrea Agnelli presidente dell’ECA.
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