Juventus, Allegri: «È più facile essere belli che vincere»

Intervista esclusiva al tecnico juventino: «Dybala talento, ma ne ho allenati tanti. Da Pirlo a Ibra...»
Juventus, Allegri: «È più facile essere belli che vincere»© Marco Canoniero/sync

TORINO - Fra le mani di Allegri, “La Leggenda della grande Juventus nelle pagine di Tuttosport”, si apre immediatamente al capitolo dei grandi allenatori juventini e il suo occhio cade sul palmares di Trapattoni e il numero di partite sulla panchina bianconera. «Seicento… Accipicchia! E giocavano pure di meno rispetto ad ora». C’è anche il suo nome, ovviamente, e la lista dei titoli non è corta. Glielo facciamo notare, ma l’occhio di Allegri non si stacca dall’elenco dei successi del Trap. Non è invidia, come non è vanità controllare il proprio: nel codice di Allegri le vittorie sono l’unico metro oggettivo per valutare il calcio. Il resto sono chiacchiere, piacevoli soprattutto in sua compagnia, ma chiacchiere: «Quello che conta è l’albo d’oro». In tempi di grandi dibattiti sul bel gioco, la sua è una presa di posizione decisa e in controtendenza. «E’ più facile essere belli che vincenti», dirà nel mezzo dell’intervista. E chi ha orecchie…

Buongiorno Allegri, nessun preambolo noioso: Dybala è il giocatore più brillante, come purezza di talento, dei giocatori che ha allenato?

«Fare paragoni è sempre difficile perché poi tutti i giocatori sono diversi tra loro. Però io ho avuto la fortuna di allenare anche Pirlo, che seppur in un altro ruolo era talentuosissimo. Ronaldinho era una cosa fuori dal normale: una volta giocammo contro il Barcellona e il Camp Nou lo applaudì per dieci minuti. Poi ho avuto Robinho, Cassano. Ibrahimovic era talentuoso a modo suo, era diverso dagli altri... Paulo deve ancora crescere molto, ha 23 anni. Rispetto a quando è arrivato è migliorato a vedere il gioco e a giocare meno da punta e più nel ruolo che gli si addice maggiormente».

Che sarebbe…

«Per me Dybala farebbe fatica a fare il centravanti in una grande squadra per un fatto abbastanza semplice: avrebbe meno spazio davanti, dovrebbe sopportare più contatti fisici e sarebbe meno in movimento. Quando al Palermo faceva il centravanti aveva 40 metri davanti. Alla Juventus per trovare quei metri doveva abbassarsi per giocare tra le linee e lo sta facendo. Paulo non è un rapido, è un aerobico».

Al di là dei gol, che sono sotto gli occhi di tutti, in cosa è cambiato Dybala dallo scorso anno?

«Nella fisicità. Ma deve imparare a gestire le partite, certe volte deve avere un minor dispendio di energie in certi tipi di gare. Nel derby ha iniziato a dribblare, a costruire, a prender botte... Tutte energie che ti vengono a mancare nelle partite dopo. E deve migliorare a usare il destro».

Leggi l'intervista integrale sull'edizione odierna di Tuttosport

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