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1. Il 4-3-3: altro fallimento
Le scelte di Allegri sono parse quanto meno spericolate, perché la contemporanea rinuncia a Dybala e Pjanic è un azzardo. Tuttavia non conosciamo allenatori con tendenze suicide e quindi si deve prendere per buono il fatto che Pjanic non era da rischiare e che Dybala non era stato abbastanza convincente nell’allenamento di venerdì. Detto ciò il 4-3-3 che doveva, in linea teorica, offrire più copertura ed equilibrio si è rivelato, per la seconda volta, zoppo per un insufficiente apporto delle fasce laterali. Douglas Costa è ancora avulso dal resto della squadra, Mandzukic non è a suo agio, ma soprattutto Asamoah non ha azzeccato neppure un cross e pure Lichtsteiner è mancato.
2. Pjanic insostituibile
Non può essere un caso che in tutte le partite giocate senza Pjanic la Juventus abbia riscontrato impacci nella costruzione della manovra offensiva, improntata per lo più sull’improvvisazione, affidandosi all’estro del singolo. E questo crea sicuramente più problemi alla fase difensiva che patisce quei palloni persi in zone e situazioni talvolta impreviste e quindi più pericolose, soprattutto per una squadra che aveva fatto della difesa preventiva un punto di forza.
TORINO - E’ uno schiaffo doloroso per la Juventus: la sconfitta con la Lazio è, infatti, frutto di alcuni problemi che iniziano a essere strutturali e non solamente figlia di un destino imbizzarrito, anche se il rigore sbagliato da Dybala che prima aveva preso un palo a portiere battuto potevano dare un altro volto al match. Allegri avrà tanto da dire e altrettanto da lavorare, lo farà e infatti dare per morta la Juventus sarebbe l’errore più grave. Si può, tuttavia, dire che questo è il momento più difficile degli ultimi sei anni. E ci sono quattro punti intorno ai quali imperniare l’analisi.