«La Juventus sottovalutava il rischio di infiltrazioni mafiose»

La relazione della Commissione parlamentare antimafia: «La malavita si è inserita come intermediaria e garante nell'ambito del fenomeno del bagarinaggio»
«La Juventus sottovalutava il rischio di infiltrazioni mafiose»© ANSA

ROMA - «A Torino la 'ndrangheta si è inserita come intermediaria e garante nell'ambito del fenomeno del bagarinaggio gestito dagli ultras della Juventus, arrivando a controllare i gruppi ultras che avevano come riferimento diretto diverse locali di ndrangheta». È quanto si legge nella relazione su mafia e sport approvata oggi all'unanimità dalla Commissione parlamentare antimafia e presentata dalla presidente della Commissione Rosy Bindi e dal coordinatore del comitato Mafia e Sport, Marco Di Lello (PD).

«Non poteva non destare la nostra attenzione il fatto che persino la società calcistica più importante d'Italia venisse raggiunta dall'interesse delle organizzazioni mafiose». Lo ha detto la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, rispondendo ai giornalisti nel corso della conferenza stampa sulla relazione approvata oggi in tema di mafie e sport. «Non c'è stata una complicità consapevole - ha proseguito Bindi - ma la società non è stata vittima. C'è stata una sottovalutazione del rischio, ma questo lo abbiamo constatato nell'interlocuzione con diverse società calcistiche. Servirebbero più responsabilità e più consapevolezza, tutti i presidenti auditi hanno risposto ad alcune nostre domande: "non lo so, non lo sapevo, non era compito mio.." e questo non va bene. Quando la consapevolezza è maturata - ha aggiunto Bindi riferendosi alla Juventus - la società si è data delle regole che la potranno rendere più forte, anche se non dico immune». La Commissione antimafia ha effettuato una visita ricognitiva allo stadio della Juventus e allo stadio Olimpico, «il sistema e la struttura allo stadio della Juventus dà certamente maggiori garanzie sul fronte della sicurezza"» ha concluso Bindi.

LA RELAZIONE - «Le risultanze dell'inchiesta parlamentare hanno consentito di rilevare varie forme, sempre più profonde, di osmosi tra la criminalità organizzata, la criminalità comune e le frange violente del tifo organizzato, nelle quali si annida anche il germe dell'estremismo politico. Il fenomeno della politicizzazione del tifo organizzato è un fenomeno antico ed è un dato di comune conoscenza la distinzione delle tifoserie sulla base dell'orientamento ideologico di estrema destra o di estrema sinistra». È il bilancio della relazione che il IX Comitato Mafia e manifestazioni sportive, coordinato dal deputato Marco Di Lello, e oggi presentata dallo stesso Di Lello e dalla presidente Rosy Bindi. «Tuttavia, crea inquietudine - viene spiegato - la presenza di tifosi ultras in tutti i recentissimi casi di manifestazioni politiche estremistiche di destra, a dimostrazione che le curve possono essere 'palestre' di delinquenza comune, politica o mafiosa e luoghi di incontro e di scambio criminale». 

«METODO MAFIOSO» - «La forza di intimidazione delle tifoserie ultras all'interno del "territorio - stadio" è spesso esercitata con modalità che riproducono il metodo mafioso; unitamente a ciò, la condizione di apparente extra - territorialità delle curve rispetto all'autorità ha consentito ai gruppi di acquisire e rafforzare il proprio potere nei confronti delle società sportive e dei loro dipendenti o tesserati. La situazione è ulteriormente aggravata dal punto di vista delle società, dalla base sociale delle stesse tifoserie, formate da significativi contingenti di persone pregiudicate, in alcuni casi vicini al 30% del totale, secondo le stime delle forze di polizia. Nelle curve, infatti, l'anarchia nella gestione degli spazi, rispetto ai criteri di assegnazione dei posti dettati dal sistema di vendita dei biglietti, per i tifosi più estremi è anche funzionale a rendere più difficile l'identificazione dei singoli individui, dal momento che viene di fatto impedita la mappatura dei settori dello stadio sulla base dell'abbinamento tra il nominativo dell'acquirente e il posto assegnato dal sistema informatico di prenotazione. I gruppi ultras sono costituiti, spesso, da soggetti con gravi precedenti penali o, comunque, con storie personali contraddistinte da comportamenti aggressivi e antisociali, pronti a dare luogo a violenze, fuori dello stadio o sugli spalti, contro la tifoseria avversaria o contro le forze dell'ordine, a gesti antisportivi, cori razzisti, impiego di fumogeni o di altri strumenti pericolosi o, più in generale, a iniziative sanzionate dalle norme federali. L'estrazione in buona parte criminale dei rappresentanti dei gruppi organizzati è l'humus ideale per consentire l'infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso. Le vicende che hanno di recente riguardato squadre di calcio come Juventus, Napoli, Catania, Genoa, Lazio, solo per citare i casi di cui si è occupata la Commissione, con segnano un quadro variegato», conclude la relazione.

DASPO E CELLE NEGLI STADI - Intervenire sul Daspo, sia prevedendo termini di efficacia più severi che introducendo l'obbligo e non più la facoltà di imporre al destinatario di presentarsi agli uffici di pubblica sicurezza nel corso delle manifestazioni sportive; valutare l'introduzione di misure, come strutture sul modello inglese, che consentano di trattenere temporaneamente soggetti in stato di fermo all'interno dello stadio. Sono le misure che l'Antimafia propone nella relazione su Mafia e sport approvata oggi.

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