Pellizzari, Swarovski Juve

Il difensore in prestito al Wattens, il club di proprietà della signora dei gioielli: «In Austria è un altro calcio»
Pellizzari, Swarovski Juve© Simone Arveda/Pegaso Newsport

Anche la Juventus ha i suoi Swarovski. E non è un modo di dire: Stefano Pellizzari, 21 anni, gioca in prestito nel Wattens, club della serie B austriaca di proprietà della signora dei gioielli.

Che patron è la Swarovski?
«E’ un personaggio molto particolare, alla mano: segue tutte le partite, si informa. Con me è stata molto carina fin da subito, mi ha accolto parlando spagnolo per agevolarmi e poi mi ha messo a disposizione un professore di tedesco. E’ una lingua durissima per noi italiani, ma qualcosa inizio a dire: in campo non ho alternative».

Il premio partita è in... cristalli?
«No, però se a fine anno andrà tutto bene le chiederò uno Swarovski per mamma e uno per la fidanzata... (risata)».

Come è nata la scelta dell’Austria?
«Io venivo da un anno in cui non avevo praticamente giocato nella Carrarese e puntavo a un’esperienza all’estero. La Juventus ha un bel rapporto con questa società e così la combinazione è stata perfetta».

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E’ soddisfatto dell’esperienza?
«Sì, mi sto trovando bene. Calcisticamente, però, è un altro mondo. Qui non c’è tattica. Un esempio? Palla a sinistra, tutti a sinistra... Dicono che si ispirino un po’ al calcio tedesco».

Sotto quale aspetto può migliorare un difensore come lei in Austria?
«Negli uno contro uno, che sono continui, e soprattutto nel gioco aereo. Ma al di là della tattica è proprio il modo di vivere il calcio che è differente».

Racconti pure.
«L’approccio alla gara è sereno, c’è davvero un bel clima. Di diverso rispetto all’Italia ci sono pure le abitudini alimentari: prima di scendere in campo troviamo frutta e ciambella negli spogliatoi. Nonostante i dolci, in campo vedi i giocatori sfrecciare ai duemila».

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Anche la Juventus ha i suoi Swarovski. E non è un modo di dire: Stefano Pellizzari, 21 anni, gioca in prestito nel Wattens, club della serie B austriaca di proprietà della signora dei gioielli.

Che patron è la Swarovski?
«E’ un personaggio molto particolare, alla mano: segue tutte le partite, si informa. Con me è stata molto carina fin da subito, mi ha accolto parlando spagnolo per agevolarmi e poi mi ha messo a disposizione un professore di tedesco. E’ una lingua durissima per noi italiani, ma qualcosa inizio a dire: in campo non ho alternative».

Il premio partita è in... cristalli?
«No, però se a fine anno andrà tutto bene le chiederò uno Swarovski per mamma e uno per la fidanzata... (risata)».

Come è nata la scelta dell’Austria?
«Io venivo da un anno in cui non avevo praticamente giocato nella Carrarese e puntavo a un’esperienza all’estero. La Juventus ha un bel rapporto con questa società e così la combinazione è stata perfetta».

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