Juventus, c'è un caso infortuni? L'analisi dell'infermeria

Il numero di ko resta compatibile con i rapporti Uefa, ma quest’anno ha inciso moltissimo il fattore Mondiale
Juventus, c'è un caso infortuni? L'analisi dell'infermeria© Marco Canoniero

TORINO - Quando Giorgio Chiellini è uscito dal campo toccandosi la coscia nell’umida e sfortunata serata di sabato a Ferrara, Massimiliano Allegri e qualche milione di tifosi juventini hanno tirato l’ennesima maledizione della stagione. Anzi, per l’esattezza la quarantesima, visto che tanti sono stati gli infortuni, più o meno gravi, che hanno colpito i giocatori della Juventus. Un numero consistente e superiore a quello della scorsa annata (quando furono in tutto 32), ma comunque in media per una squadra del livello della Juventus, esposta ai due rischi fondamentali dei grandi club: densità di impegni (con pericolosi picchi nel periodo tardo autunnale/invernale) e buona parte della rosa costantemente impegnate con le varie nazionali. E proprio il “fattore Mondiali” ha certamente inciso nell’aumento dei ko in questa stagione. Perché se un infortunio traumatico (la rottura di un legamento o una forte contusione dovuta a uno scontro di gioco) è completamente imprevedibile e non è “prevenibile”, su quelli muscolari la medicina sportiva lavora da tempo. E tra i fattori che incidono c’è anche lo stress psicofisico. Pensate, dunque, che tipo di allineamento negativo è avvenuto tra ottobre e dicembre, periodo di solito nero per il calcio europeo sul piano degli infortuni per via del clima (freddo e umido insieme moltiplicano il loro effetto): in quei mesi, infatti, la maggioranza delle nazionali ha disputato le partite decisive per la qualificazione al Mondiale in Russia (ahinoi anche l’Italia).

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