Pagina 2 | Basta Collina e la battaglia di Agnelli: il Var già l’anno prossimo

TORINO - Pierluigi Colllina è incollato alla sua poltrona dal 2010. Sono cioè otto anni che, di fatto, è il capo degli arbitri Uefa e direttamente o indirettamente li designa per le coppe europee. Otto anni nei quali si è progressivamente allungato l’elenco degli arbitraggi che hanno, in vario modo e con vari effetti, danneggiato le squadre italiane. Mercoledì sera al Santiago Bernabeu, il presidente della Juventsu Andrea Agnelli (che è anche presidente della’Eca, ovvero la Lega dei club europei), ha fatto l’elenco delle sviste più recenti e gravi subite da Roma (contro il Barça), Lazio (con Salisburgo), Milan (con l’Arsenal) e Juventus (con il Real) e ha ipotizzato che gli arbitri internazionali non siano del tutti sereni nel dirigere squadre della stessa nazionalità del designatore, quasi che una maggiore severità di giudizio nei loro confronti li affranchi da accuse di piaggeria.

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Collina, d’altra parte, è cresciuto alla scuola di Franco Carraro, quello che nelle intercettazioni di Calciopoli diceva: «Per carità nel dubbio che si fischi contro la Juventus», preoccupatissimo di essere tacciato di favorire i bianconeri. A distanza di quattordici anni da quei dialoghi spiati e dai pranzi clandestini che l’arbitro bolognese organizzava attraverso Meani per incontrare Adriano Galliani, Collina gode di grande consenso a livello internazionale: ha superato indenne tre cambi di presidenza all’Uefa (da Platini che lo aveva chiamato, il periodo ad interim dello spagnolo Angel Maria Villar fino ad Aleksander Ceferin) e due anni fa ha incassato il rinnovo fino al 2020, quando compirà dieci anni di gestione degli arbitri. Un lungo regno, troppo lungo per Andrea Agnelli che ieri ha suggerito di cambiare il capo degli arbitri internazionali ogni tre anni, ovvero ogni “ciclo” di Champions League, garantendo un’alternanza anche a livello di nazionalità. Insomma, un designatore ogni triennio che sia di volta in volta di un Paese diverso. Una bella spallata a Collina. Quella che lo scollerà dalla sua poltrona? Forse no, anche se si registra un certo imbarazzo dell’Uefa per le dichiarazioni di Agnelli, che oltretutto è membro del Comitato Esecutivo. Imbarazzo che è figlio del fatto che il partito che vorrebbe la rimozione di Collina non conta solo Agnelli, ma sta raccogliendo proseliti. Insomma si è aperta una partita, tutta da giocare.

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Non quella alla quale Agnelli tiene di più, tuttavia. La proprietà per il presidente bianconero è infatti l’introduzione del Var nelle coppa europee il più in fretta possibile, magari già nella prossima stagione. Difficile che accada, almeno così trapela dall’Uefa dove Ceferin vuole fare le cose con calma e non vuole cambiare la sua agenda che prevede l’introduzione del Var non prima di due anni. Il problema? Istruire gli arbitri di tutte le federazioni sarebbe dispendioso e complicato. Più semplice accettare i disastri dell’ultima Champions come quello di City-Liverpool.

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Collina, d’altra parte, è cresciuto alla scuola di Franco Carraro, quello che nelle intercettazioni di Calciopoli diceva: «Per carità nel dubbio che si fischi contro la Juventus», preoccupatissimo di essere tacciato di favorire i bianconeri. A distanza di quattordici anni da quei dialoghi spiati e dai pranzi clandestini che l’arbitro bolognese organizzava attraverso Meani per incontrare Adriano Galliani, Collina gode di grande consenso a livello internazionale: ha superato indenne tre cambi di presidenza all’Uefa (da Platini che lo aveva chiamato, il periodo ad interim dello spagnolo Angel Maria Villar fino ad Aleksander Ceferin) e due anni fa ha incassato il rinnovo fino al 2020, quando compirà dieci anni di gestione degli arbitri. Un lungo regno, troppo lungo per Andrea Agnelli che ieri ha suggerito di cambiare il capo degli arbitri internazionali ogni tre anni, ovvero ogni “ciclo” di Champions League, garantendo un’alternanza anche a livello di nazionalità. Insomma, un designatore ogni triennio che sia di volta in volta di un Paese diverso. Una bella spallata a Collina. Quella che lo scollerà dalla sua poltrona? Forse no, anche se si registra un certo imbarazzo dell’Uefa per le dichiarazioni di Agnelli, che oltretutto è membro del Comitato Esecutivo. Imbarazzo che è figlio del fatto che il partito che vorrebbe la rimozione di Collina non conta solo Agnelli, ma sta raccogliendo proseliti. Insomma si è aperta una partita, tutta da giocare.

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