Juventus, sulle tracce di Mandzukic: «All’improvviso 17 gol e così arrivò la svolta»

L’agente Cvjetkovic: «Iniziò da terzino e diventò ala, poi il centravanti si infortunò». Mario lo sostituì e segnò a raffica: «Ecco perché porta il 17», rivela il padre

SLAVONSKI BROD (CROAZIA) - In principio era la corsa. «Magro al punto da essere chiamato lo stuzzicadenti, ma veloce, maledettamente veloce e anche molto resistente». Il primo allenatore di Mario Mandzukic, Damir Ruhekt, sorride ancora oggi pensando al giorno del test di Cooper, quei 12 minuti di corsa con cui si misurano le capacità atletiche di un individuo. «Mario completò 3300 metri. Un risultato strabiliante per un adulto, assolutamente fuori dal normale per un ragazzo di 13 anni. Dalla Federazione dissero: avete truccato, attenti che vi multiamo. Noi abbiamo risposto: venite qui e portate i vostri cronometri».

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Quando ha 17 anni, Mario può già giocare con i grandi (nella serie B croata), ma non trova spazio in prima squadra e così va in prestito nell'altro club di Slavonski, la Zeljeznicar in terza divisione (da non confondere con l'omonima squadra di Sarajevo). Lì firma il suo primo contratto da professionista: il presidente è Sima Buzov, che ancora adesso conduce orgogliosamente il club. La sede e il campo farebbero invida a molte squadre di Serie C in Italia, Sima fa da cicerone e mostra sorridente le foto di Mandzukic che campeggiano un po' ovunque. Curioso: qui è stato solo sei mesi e lo ricordano con devozione, nella più scalcinata sede del Marsonia ci sono le foto del padre Mato, ma non quelle del figlio vicecampione del mondo. Spiega Sima: «Mario è un grandissimo, io credo di essere stato uno dei primi a capire che sarebbe diventato un campione. E poi è rimasto legato alla sua città e ai sui club, è una persona vera». Intorno a lui scorrazzano vari gruppi di bambini.

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Buzov ne esamina la tecnica con espressione seria e quasi soprappensiero dice: «Chissà se c'è un altro Mandzukic fra di loro». Di fianco a lui Cvjetkovic, l'agente di Mario, si gira di scatto: «Hey, ricordati di segnalarmelo!». Ridono. In realtà Mandzukic glielo aveva segnalato il padre Mato contro cui Cvjetkovic aveva più volte giocato («E non mi faceva mai segnare, maledetto!»): «Un giorno mi chiama e mi dice: credo che il mio ragazzo abbia dei numeri, vieni a vederlo. Andai e dopo mezzora strinsi la mano a Mato: affare fatto, lo prendo con me. Prima della fine della partita avevamo l'accordo su tutto». Nel frattempo Mandzukic torna al Marsonia e avviene il grande cambiamento della sua carriera: si fa male il centravanti e l'allenatore lo sposta al centro. In metà stagione segna 17 gol e la storia cambia. Il padre svela: «E' per questo che sceglie quel numero da sempre. Gliel'ho suggerito io. Gli dissi: è un segnale, indossalo sempre e sarà un portafortuna».

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