Martina Colombari: «Troppo facile accusare Cristiano Ronaldo»

Intervista alla moglie di Alessandro Costacurta, sempre molto attenta al ruolo che le donne ricoprono nella società moderna: «Quanto sta marciando la presunta vittima sulla fama dell'attaccante della Juventus?»
Martina Colombari: «Troppo facile accusare Cristiano Ronaldo»© www.imagephotoagency.it

TORINO - Martina Colombari è modella, attrice, presentatrice televisiva e attivista, sempre molto attenta al ruolo che le donne ricoprono nella società moderna, tanto che sarà ospite al festival “Mythos: la donna 2.0", in questi giorni al Teatro San Babila di Milano, dove si celebrano le donne tra musica, teatro, sport, cinema e politica. Ma conosce bene anche il mondo del calcio, con cui è entrata in contatto grazie anche al marito Alessandro Costacurta. E sulla vicenda che ha visto coinvolto Cristiano Ronaldo attende che la giustizia faccia il suo corso prima di formulare un’opinione definitiva: «Sono situazioni delicate, per dare un’opinione bisognerebbe avere molte più informazioni. È molto difficile giudicare il caso di per sé, indipendentemente che si tratti di Ronaldo o qualcun altro. Ma purtroppo è facile sbattere Ronaldo in prima pagina».

Ritiene quindi che si stia cercando di ottenere visibilità dalla vicenda?
«Se lui ha commesso veramente questo fatto deve pagare, ed è giusto che sia così. Anzi, a maggior ragione visto che dovrebbe dare il buon esempio. Però quando c’è di mezzo l’oltrepassare una sorta di avance il limite è sempre molto sottile. E non è facile capire come stiano veramente le cose. E’ stata una “notte brava”, lei era consenziente e sapeva a cosa andava incontro, ma è anche libera di dire “me ne vado”, non si può non rispettare questa sua richiesta. Però...»

Però?
«Quanto ci stiamo marciando su questa vicenda? Quanto di questa vicenda, se si fosse chiamato Mario Rossi e non Cristiano Ronaldo, sarebbe venuto fuori a distanza di tempo? Ci sono talmente tante componenti... E’ tutto troppo poco chiaro. E’ vero, intrattenere i clienti del locale è il lavoro della ragazza coinvolta. E se lei decide di andarsene deve essere libera di poterlo fare, su questo non ci sono dubbi. Non si può discutere su questa cosa. Allo stesso tempo però... Non so. Ripeto, è molto delicata come vicenda. Come il caso che ha riguardato il movimento MeToo».

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