Ecco perché con Cristiano Ronaldo è nata un’altra Juventus

Ecco perché con Cristiano Ronaldo è nata un’altra Juventus© Marco Canoniero

Juventus FC? Beh, questo si sapeva e si sa. Ma perché no Juventus a.C? Mi spiego: c’era la Juventus che tutti conosciamo e conoscevamo, poi è arrivato Cristiano Ronaldo e dunque esiste una Juventus ante Cristiano e quella successiva al portoghese. Non sembri blasfemia ma questo è, questo dice il campo, oltre all’immagine, agli affari, all’indotto a tutto quello che il fuoriclasse si porta appresso dovunque egli si appalesi. Qui si devono fare i conti con una Juventus “altra”, cambiata, migliorata non soltanto per censo tecnico e profilo tattico ma perché tutto il gruppo, prima, e la squadra, dopo, hanno assimilato una mentalità che va oltre le vicende condominiali del nostro football, si afferma nella Champions League e spolvera di dosso ad alcuni bianconeri quelle ragnatele che li portava al minimo sindacale, comunque utile per la vittoria sui prati d’Italia. Resistono acari tosti alla bonifica, Allegri per primo ha compreso, ma lo aveva già ribadito in alcuni contrasti televisivi con i docenti del nulla, ha capito, dicevo, quanto la qualità, non tanto lo spettacolo, paghi, e che la giocata dell’artista fa la differenza, che il collettivo è importante ma senza i campioni non si può puntare e restare in alto. La Juventus post Cristianun natum è una squadra di assoluta eleganza, a volte leziosa e poco omicida, ma offre garanzie che soltanto l’arrivo del portoghese ha potuto aggiungere. Su questo può lavorare Allegri, sapendo che anche i più giovani (Bernardeschi, Kean, lo stesso Dybala, Douglas Costa, Bentancur) possano e debbano imparare da Cristiano l’arte e l’impegno, la professionalità assoluta che è poi una delle doti dello juventino doc, con qualche distrazione e variazione sul tema, registrate negli ultimi anni.

Le tre vittorie in Europa non sono frutto di coincidenze fortunate ma risultato di una nuova lettura della partita, di una Juventus che ha appreso la lezione voluta da Andrea Agnelli. Suo nonno Edoardo aveva trentasette anni quando ingaggiò Raimondo Mumo Biabiano Orsi, l’argentino stella di Amsterdam, protagonista dei Giochi, garantendogli uno stipendio di ottomila lire mensili e una Fiat 509. E due anni dopo, su consiglio di Mumo, Luisito Monti, detto doble ancho, armadio a due ante per il fisico possente. Il salario mensile fu di cinquemila dollari americani più villa e auto aziendale, inoltre vennero depositati 50mila dollari sui conti del Banco d’Italia a Baires e del Banco di Rio de la Plata. Arrivarono cinque (con Monti 4) scudetti consecutivi, fu la leggenda del quinquennio. Quella di oggi è la Juventus che ha già in salotto sette titoli consecutivi, oltre agli altri del secolo. La storia degli Agnelli continua.

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