Dybala, scuse a tutti: Juventus, mi farò perdonare

Prima un discorso severo di Allegri sul gesto di sabato, poi l’argentino ha chiesto perdono alla squadra
Dybala, scuse a tutti: Juventus, mi farò perdonare© Juventus FC via Getty Images

TORINO - Più colore e più calore. Perché le esortazioni, quando si entra nell'universo di Paulo Dybala, prendono forma a seconda della vocale. E una tavolozza sempre più ricca di tinte e sfumature il “diez” argentino l'ha sfoggiata negli ultimi mesi, da quando gli è stato chiesto di abbracciare il tuttocampismo. Così la Joya cuce e ritaglia, ripiega e imposta, rincorre ed ispira, dando libero sfogo all'intero spettro dei colori. La versione che Massimiliano Allegri domanda in vista della trasferta di domenica a Reggio Emilia, però, è quella di un Dybala più... caldo. E dunque più cinico sotto porta, per non sporcare la media gol iscritta a registro nelle prime tre stagioni in bianconero. E dunque meno propenso ai brividi, anche se la partita ha già argomentato quasi per intero le proprie tesi e le sostituzioni sono terminate. Come sabato sera, insomma, quando il talento di Laguna Larga ha abbandonato la panchina prima che all'Allianz Stadium risuonasse il triplice fischio finale della beffarda sfida con il Parma.

Un comportamento che il tecnico bianconero non ha per nulla gradito e che, prima dell'allenamento, è costato ieri a Dybala un severo rimprovero tra le mura della Continassa. Risultato? La Joya ha riconosciuto il proprio torto, scusandosi con lo staff e con i compagni. Quindi il tecnico toscano è tornato a concentrarsi sul tema che ha tenuto banco nei pensieri e nelle conferenze stampa delle ultime settimane. Perché dietro a un digiuno che in campionato si protrae addirittura dal 3 novembre c'è, in primo luogo, uno scoglio psicologico. «Una sorta di processo a livello mentale - ha spiegato Allegri dopo la sconfitta di Bergamo, costata la sua prima eliminazione in Coppa Italia da quando siede sulla panchina della Juventus - per cui Paulo, leggendo e sentendo cosa si dice in giro, si convince che giocando in una posizione diversa non faccia più gol. Ma il punto non è quello, perché le occasioni per segnare se le crea sempre». (...)

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