Il saluto del Da Luz è sembrato il più classico dei passaggi del testimone tra un Pallone d’Oro che in Italia ha scritto la storia e un altro che si appresta a farlo. Andriy Shevchenko è stato l’ultimo numero 7 a vincere la classifica marcatori di serie A (2004). Cristiano Ronaldo (19 gol in campionato) - Quagliarella (21) e Piatek (19) permettendo - potrebbe essere il prossimo. Venerdì sera CR7 e Sheva si sono incrociati in Portogallo-Ucraina, uno in campo e l’altro in panchina. Il risultato è stato uno 0-0 che ha confermato la bravura dell’ex milanista come allenatore e l’ottimo stato di forma del fuoriclasse di Funchal che, alla prima in Nazionale da juventino, non è riuscito a esultare soltanto per un pizzico di sfortuna e per le super parate di Pyatov.
Shevchenko, come è stato affrontare Cristiano Ronaldo dalla panchina?
«Nella preparazione della partita ha rappresentato un pensiero in più, parliamo di un fenomeno, però come avevo detto alla vigilia avevamo un piano per cercare di fare punti col Portogallo e i giocatori sono stati bravi ad attuarlo».
L’Ucraina, stretta e compatta in fase difensiva, è sembrata più una squadra italiana che dell’est Europa. Si nota la sua mano e anche quella dei suoi collaboratori italiani Mauro Tassotti (vice allenatore) e Andrea Maldera (il tattico).
«Mauro e Andrea sono due grandissimi professionisti ed è una fortuna averli al mio fianco. Siamo in grande sintonia».
Per un Pallone d’Oro come lei qual è la difficoltà più grande quando si diventa allenatore?
«Far passare l’idea che adesso sono un allenatore e non più un giocatore. Mi sento un tecnico al cento per cento. Penso, ragiono e mi comporto in modo diverso dal passato».
Ci fa un esempio?
«Sono concentrato sul gruppo. Ho molti più pensieri. E dormo meno… (risata)».
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