TORINO - Vietato scordare, sì, ma anche avvilirsi in un malinconico e ossessivo pensiero. La cinquina del Maradona non si può archiviare con leggerezza ma sarebbe sbagliato continuare a pensare e ripensare a quei cinque gol capaci di proiettare il Napoli verso lo scudetto e ridimensionre la portata della rimonta bianconera con otto vittoria di fila. Una mazzata tremenda, certo, capace di far traballare quelel che erano diventate le nuove certezze ma occorre reagire nel modo migliore. Dunque un’analisi tattica lucida e a freddo, in grado di evidenziare gli errori tecnici e tattici in modo da non ripeterli. E se la sbandata di Allegri - Chiesa posizionato da esterno destro nel 3-5-2 a fronteggiare cursori potenti come Kvaratskhelia e Mario Rui - non avrà ovviamente un bis, giusto anche andare a riesaminare la prova dei singoli. La difesa con i suoi difensori finisce sotto il banco d’accusa e tra gli imputati ecco Bremer e Alex Sandro, entrambi più volte colpevoli nelle azioni che hanno permesso al Napoli di concretizzare i propri sforzi grazie anche a un Osimhen stellare. Certo, il nigeriano è un campione top sul quale non a caso hanno messo gli occhi anche le big della Premier League, ma ciò non giustifica certe amnesie dei due brasiliani. Però occorre fare un distinguo tra i due sudamericani. L’ex granata, infatti, alla sua prima stagione alla Juventus, ha vissuto la sua prima debacle dopo una serie di prestazione sempre piuttosto positive. Sì, qualche defaillance l’aveva evidenziata in Champions League, dove quest’anno ha debuttato, ma niente di paragonabile alla serataccia sotto il Vesuvio. Reduce dallo stop con l’Udinese, match saltato per via di un affaticamento muscolare, non si è ripresentato al massimo della condizione e questo può forse aver influito sul rendimento. In ogni caso un “jolly” se l’è giocato e tutti hanno la possibilità di vivere una gara storta, anche chi è stato pagato 41 milioni di euro più nove di bonus.