Juventus, Alex Sandro in panchina: è l’ora di Gatti

La disfatta di Napoli, con 5 gol incassati, cambia le gerarchie del reparto difensivo dove il brasiliano viene scavalcato dall’ex Frosinone e da Rugani

TORINO - Vietato scordare, sì, ma anche avvilirsi in un malinconico e ossessivo pensiero. La cinquina del Maradona non si può archiviare con leggerezza ma sarebbe sbagliato continuare a pensare e ripensare a quei cinque gol capaci di proiettare il Napoli verso lo scudetto e ridimensionre la portata della rimonta bianconera con otto vittoria di fila. Una mazzata tremenda, certo, capace di far traballare quelel che erano diventate le nuove certezze ma occorre reagire nel modo migliore. Dunque un’analisi tattica lucida e a freddo, in grado di evidenziare gli errori tecnici e tattici in modo da non ripeterli. E se la sbandata di Allegri - Chiesa posizionato da esterno destro nel 3-5-2 a fronteggiare cursori potenti come Kvaratskhelia e Mario Rui - non avrà ovviamente un bis, giusto anche andare a riesaminare la prova dei singoli. La difesa con i suoi difensori finisce sotto il banco d’accusa e tra gli imputati ecco Bremer e Alex Sandro, entrambi più volte colpevoli nelle azioni che hanno permesso al Napoli di concretizzare i propri sforzi grazie anche a un Osimhen stellare. Certo, il nigeriano è un campione top sul quale non a caso hanno messo gli occhi anche le big della Premier League, ma ciò non giustifica certe amnesie dei due brasiliani. Però occorre fare un distinguo tra i due sudamericani. L’ex granata, infatti, alla sua prima stagione alla Juventus, ha vissuto la sua prima debacle dopo una serie di prestazione sempre piuttosto positive. Sì, qualche defaillance l’aveva evidenziata in Champions League, dove quest’anno ha debuttato, ma niente di paragonabile alla serataccia sotto il Vesuvio. Reduce dallo stop con l’Udinese, match saltato per via di un affaticamento muscolare, non si è ripresentato al massimo della condizione e questo può forse aver influito sul rendimento. In ogni caso un “jolly” se l’è giocato e tutti hanno la possibilità di vivere una gara storta, anche chi è stato pagato 41 milioni di euro più nove di bonus.

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La Juventus, Alex Sandro e il cambio delle gerarchie

Completamente differente, invece, la situazione di Alex Sandro, che sta vivendo la sua ottava stagione e a giugno sarà lasciato andare a parametro zero poichè in scadenza. Tra dieci giorni compirà 32 anni e la sua parabola, in termini di rendimento, è nettamente in discesa come ha confermato peraltro la notte del Maradona. Il problema è che a differenza di Bremer, venerdì sera alla sua prima stecca, l’esterno adattato centrale ha inanellato una serie di prestazioni non all’altezza della sua carriera e degli obiettivi Juve. E a questo punto si attende il cambio delle gerarchie nella difesa bianconera che sta aspettando il ritorno tra i convocabili di Bonucci, alle prese con una fasitidiosa infiammazione del tendine dell’adduttore. Dunque Alex Sandro scala all’ultimo posto delle preferenze anche perchè tra l’altro nel suo contratto c’è una clausola per cui a fronte di circa 40 partite giocate nel corso di questa stagione il suo legame si prolungherebbe! Un autogol anche economico da evitare con cura. Dunque salgono invece le quotazioni di Federico Gatti, preso dal Frosinone come miglior difensore della Serie B per una decina di milioni e che sinora non ha avuto la possibilità di giocare con continuità e quindi la giusta serenità. Per lui ci sarà più spazio d’ora in avanti e questo potrebbe aiutarlo a esprimersi con maggior tranquillità, non sentendosi sempre e comunque sotto esame. Dunque una Juventus che si guarda alle spalle per evitare altre brutte sorprese e capitomboli rumorosi come quello del Napoli. Tra l’altro lo sguardo all’indietro individua ora anche i profili delle squadre che ora vedono la quarta posizione, ultimo posto utile per giocare la Champions della prossima annata. E tra le sagome di chi ha avvicinato la Juventus ad appena tre punti riecco l’Atalanta: che domenica verrà all’Allianz e ieri ha liquefatto la Salernitana 8-2!

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TORINO - Vietato scordare, sì, ma anche avvilirsi in un malinconico e ossessivo pensiero. La cinquina del Maradona non si può archiviare con leggerezza ma sarebbe sbagliato continuare a pensare e ripensare a quei cinque gol capaci di proiettare il Napoli verso lo scudetto e ridimensionre la portata della rimonta bianconera con otto vittoria di fila. Una mazzata tremenda, certo, capace di far traballare quelel che erano diventate le nuove certezze ma occorre reagire nel modo migliore. Dunque un’analisi tattica lucida e a freddo, in grado di evidenziare gli errori tecnici e tattici in modo da non ripeterli. E se la sbandata di Allegri - Chiesa posizionato da esterno destro nel 3-5-2 a fronteggiare cursori potenti come Kvaratskhelia e Mario Rui - non avrà ovviamente un bis, giusto anche andare a riesaminare la prova dei singoli. La difesa con i suoi difensori finisce sotto il banco d’accusa e tra gli imputati ecco Bremer e Alex Sandro, entrambi più volte colpevoli nelle azioni che hanno permesso al Napoli di concretizzare i propri sforzi grazie anche a un Osimhen stellare. Certo, il nigeriano è un campione top sul quale non a caso hanno messo gli occhi anche le big della Premier League, ma ciò non giustifica certe amnesie dei due brasiliani. Però occorre fare un distinguo tra i due sudamericani. L’ex granata, infatti, alla sua prima stagione alla Juventus, ha vissuto la sua prima debacle dopo una serie di prestazione sempre piuttosto positive. Sì, qualche defaillance l’aveva evidenziata in Champions League, dove quest’anno ha debuttato, ma niente di paragonabile alla serataccia sotto il Vesuvio. Reduce dallo stop con l’Udinese, match saltato per via di un affaticamento muscolare, non si è ripresentato al massimo della condizione e questo può forse aver influito sul rendimento. In ogni caso un “jolly” se l’è giocato e tutti hanno la possibilità di vivere una gara storta, anche chi è stato pagato 41 milioni di euro più nove di bonus.

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