Vlahovic, sos Juve: il dato che spiega le difficoltà in zona gol

Una crisi non solo legate alle reti segnate, ma il gioco della squadra, troppo attendista, non produce occasioni e alla punta arrivano pochi assist in area

Dusan Vlahovic è sparito, ma non è diventato - per dirla brutalmente - un brocco di colpo. Infatti resta uno degli attaccanti più cercati dalle big d’Europa nonostante il gol, negli ultimi due mesi, per lui sia come un’oasi nel deserto: da quasi mille minuti il serbo non mette a segno una rete su azione in maglia bianconera, l’ultima volta era stata con il Nantes il 16 febbraio, qualche giorno prima era arrivata la doppietta con la Salernitana in Serie A, poi un digiuno infinito interrotto soltanto dalla gioia dal dischetto a Friburgo. Vlahovic non fa più gol ed è diventato un bersaglio della critica dell’opinione pubblica juventina, eppure in Nazionale segna e non si può certo dire che sia una questione di forma fisica oppure di involuzione tecnica. Il mese di aprile offrirà a Dusan tante occasioni per sbloccarsi e per sprigionare tutta la sua voglia di esultare. Ma il quadro attuale è desolante e gettare la croce addosso solo a un giocatore sarebbe un esercizio troppo semplice e superficiale. La domanda semmai è un’altra: perché un bomber dalle incontestabili qualità di Vlahovic, per di più in buona condizione atletica, vede la porta sempre più piccola?

Vlahovic e il dato sui palloni in area

Il problema è (anche) legato al numero di palloni giocabili e concretizzabili che arrivano puntuali dalle parti dell’attaccante serbo, pronti a essere trasformati in nuove reti: sempre meno, in un calo sconcertante. Se analizziamo il numero di palloni toccati in area dai principali bomber del campionato italiano vediamo che, per esempio, Osimhen arriva a quota 7,9 in 90 minuti. Quelli di Vlahovic? Quasi la metà: 4,54. Molto meno di Giroud (7,1) o Lautaro (5,88) tanto per citare le principali punte di Serie A. Questo significa che il serbo può anche lottare e cercare il movimento giusto, ma i palloni non arrivano dalle sue parti. Il dato è corroborato da un’ulteriore statistica che aiuta anche a comprendere la parabola discendente riguardante proprio l’ex viola: ai tempi della Fiorentina il suo numero di tocchi nella trequarti offensiva di media a partita oscillava tra i 20,6 e 15,5 mentre nella prima stagione alla Juventus il dato si attestava a 18,9. Nell’annata in corso la statistica è crollata fi no a 13,9 tocchi nella trequarti offensiva a partita per Vlahovic: certificazione, se ce ne fosse bisogno, che la struttura tecnico tattica della Juventus di Allegri non riesce a valorizzare il centravanti e a trarre il massimo dal suo potenziale. La pubalgia certo ha inciso nella difficoltà a trovare una certa continuità di prestazione e impiego, ma non può essere solo quello.

Juve e il rientro dalle Nazionali

Per rendersi conto di quanto il nodo della questione non sia legato a un singolo elemento, ma si tratti di una situazione più ampia, basta analizzare il rendimento degli altri calciatori del reparto. Allegri dispone di un attacco che ha recuperato quasi tutti gli interpreti, a parte l’infortunato Kean, ma che non riesce più a sfondare al rientro dalla pausa per le Nazionali: le reti sono arrivate da difensori (Gatti), esterni (Cuadrado), centrocampisti (Rabiot) e da Kean. Per il resto si viaggia a luci spente: Milik, Di Maria e Chiesa sono ancora alla ricerca del gol, esattamente come Vlahovic. Sintomo del fatto che lo sviluppo del gioco sia un problema globale e non di un singolo caso: anche perché Vlahovic nella Serbia segna, eccome. Prova ne sia che con il ct Stojkovic sono arrivate tre reti in due partite nell’ultima tornata di Nazionali, con la doppietta che ha steso il Montenegro entrando nella ripresa. Coincidenza? Difficile crederlo.

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