Inviato ad Agliana - «Quando Cristiano era già grandicello e cominciò a giocare sul serio, il suo babbo Tiziano acquistò il suo cartellino. Sa quante volte l’ho sentito, con Cristiano accanto, trattare al telefono con le squadre che volevano ingaggiarlo? Proprio come un procuratore. E che discussioni!». Chi parla è Raffaello Giuntoli, lo zio del nuovo dirigente bianconero, e chissà che l’arte della trattativa Cristiano non abbia cominciato a impararla proprio ascoltando quelle telefonate. Oppure a casa, perché quella dei Giuntoli è una famiglia di sportivi e di dirigenti.
«In casa si è mangiato pane e pallone, con il ciclismo di contorno - racconta Raffaello nel salotto della sua casa di Agliana -. E anche Cristiano è appassionatissimo di ciclismo: anche se sta lavorando tantissimo credo che un po’ di tempo per il Tour de France se lo sia ritagliando. In famiglia abbiamo avuto due squadre, una di ciclismo e una di calcio. Quella di ciclismo si chiamava Gruppo Sportivo San Niccolò, che aveva sede proprio a casa di Tiziano, il padre di Cristiano. Nel calcio invece, durante un periodo di crisi dell’Aglianese, che per quattro anni praticamente sparì, presero piede piccole squadre. Noi ne avevamo una che si chiamava Fulgor, con cui arrivammo a giocare a livello regionale. La allenava Edoardo Baldi, detto “Rocco”, che regalò a Cristiano un paio di scarpe da calcio usate, le sue prime scarpe da calcio. Io e mio fratello Tiziano della squadra eravamo amministratori, direttori sportivi... tutto».
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