Juve, Giuntoli inedito: la frase di Ancelotti e Spalletti che dice tutto

Lo zio parla dell'infanzia del nuovo ds bianconero e rivela un retroscena dei due ex allenatori del Napoli

Inviato ad Agliana - «Quando Cristiano era già grandicello e cominciò a giocare sul serio, il suo babbo Tiziano acquistò il suo cartellino. Sa quante volte l’ho sentito, con Cristiano accanto, trattare al telefono con le squadre che volevano ingaggiarlo? Proprio come un procuratore. E che discussioni!». Chi parla è Raffaello Giuntoli, lo zio del nuovo dirigente bianconero, e chissà che l’arte della trattativa Cristiano non abbia cominciato a impararla proprio ascoltando quelle telefonate. Oppure a casa, perché quella dei Giuntoli è una famiglia di sportivi e di dirigenti. 

 «In casa si è mangiato pane e pallone, con il ciclismo di contorno - racconta Raffaello nel salotto della sua casa di Agliana -. E anche Cristiano è appassionatissimo di ciclismo: anche se sta lavorando tantissimo credo che un po’ di tempo per il Tour de France se lo sia ritagliando. In famiglia abbiamo avuto due squadre, una di ciclismo e una di calcio. Quella di ciclismo si chiamava Gruppo Sportivo San Niccolò, che aveva sede proprio a casa di Tiziano, il padre di Cristiano. Nel calcio invece, durante un periodo di crisi dell’Aglianese, che per quattro anni praticamente sparì, presero piede piccole squadre. Noi ne avevamo una che si chiamava Fulgor, con cui arrivammo a giocare a livello regionale. La allenava Edoardo Baldi, detto “Rocco”, che regalò a Cristiano un paio di scarpe da calcio usate, le sue prime scarpe da calcio. Io e mio fratello Tiziano della squadra eravamo amministratori, direttori sportivi... tutto».

Giuntoli ufficiale alla Juve: l'annuncio

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Tuttosport il vangelo di papà Tiziano Giuntoli

Quello che di certo Cristiano Giuntoli ha interiorizzato in famiglia è stata la passione per la Juventus, anche se avrebbe potuto pure subire altre influenze: «Io sono sempre stato milanista da quando nel ‘48 lessi di una vittoria 3-2 del Milan sul Grande Torino - racconta Raffaello - e ricordo ancora il giorno in cui vidi giocare Schiaffino. E quando il Milan gioca contro la squadra di Cristiano tifo Milan. Nostro padre era tifoso della Fiorentina e Tiziano invece era tifoso della Juventus». E non un semplice tifoso: «Faceva capannello di tutti i tifosi juventini di Agliana, era il loro punto di riferimento. Stavano tutti a bocca aperta ad ascoltarlo e Tuttosport era il vangelo».

Facile immaginare cosa possa significare per Cristiano Giuntoli essere diventato il responsabile dell’area tecnica della Juventus, il dirigente più importante in ambito calcistico, l’uomo chiamato a ricostruire una squadra vincente: «Il pensiero per babbo Tiziano? Quello ce l’ha ogni giorno e dopo ogni traguardo, sicuramente anche questa volta. Per Cristiano la Juve è un sogno realizzato, credo per lui sia il massimo dell’euforia. Ed è stato un lungo travaglio nell’ultimo mese e ci sono stati giorni difficili, in cui sembrava che De Laurentiis non lo avrebbe liberato. Io gli ho sempre detto che tutto si sarebbe aggiustato, magari alla fine, come è successo, ma si sarebbe aggiustato. Ora sono un paio di giorni che non lo sento perché è sempre al telefono... sua mamma lo chiama alle 2, le 3 di notte, perché vuole essere sicura che sia tranquillo. È già immerso nel lavoro».

E gli juventini di Agliana, dei quali Raffaello è diventato il nuovo punto di riferimento nonostante la fede milanista, sono finalmente felici: «Un po’ di giorni fa uno è tornato apposta dalla Romagna, dove era in vacanza, per chiedermi notizie. Appena sono entrato al bar, prima ancora di salutarmi mi ha detto “Allora?”».

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Il metodo Giuntoli

Allora adesso è fatta e Giuntoli è già all’opera. «Cristiano lavora 20 ore al giorno. E la passione per il calcio l’ha avuta fin da piccolo, giocava qui dietro casa, dove all’epoca c’era un campo e dopo la scuola giocava fino a che non lo chiamavano per la cena, come facevano tutti i ragazzi». Dal campetto Cristiano arrivò alla Serie D e alla Serie C, «poi lo chiamò Costi al Carpi. Disse al presidente “C’è questo ragazzo, conosce tanti giocatori”... Perché Cristiano è un cervello elettronico, conosce tutti i giocatori del mondo. L’ho sentito dire personalmente da Ancelotti e da Spalletti: “Cristiano i giocatori li conosce tutti”». E non solo sul campo, almeno quelli che gli interessano: «Se deve parlare con un giocatore parte e ci va, non lo fa al telefono. Quando prese Allan dall’Udinese andò a prenderlo in macchina e lo portò da Udine a Napoli. Quando tratta i giocatori va a conoscere loro e le famiglie di persona». 
Un rapporto che poi mantiene anche a trattativa finita: «Cristiano ha un grande rapporto con i giocatori, diretto con tutti. Li conosce personalmente uno a uno, li capisce, sa cosa possono dare e cosa no, sa prenderli per la giacca quando è il momento...». Basterà per vincere subito? «Credo che il Napoli sia il favorito anche per il prossimo anno. A Cristiano e alla Juve servirà un po’ di tempo, ma penso possa fare bene».

 

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Inviato ad Agliana - «Quando Cristiano era già grandicello e cominciò a giocare sul serio, il suo babbo Tiziano acquistò il suo cartellino. Sa quante volte l’ho sentito, con Cristiano accanto, trattare al telefono con le squadre che volevano ingaggiarlo? Proprio come un procuratore. E che discussioni!». Chi parla è Raffaello Giuntoli, lo zio del nuovo dirigente bianconero, e chissà che l’arte della trattativa Cristiano non abbia cominciato a impararla proprio ascoltando quelle telefonate. Oppure a casa, perché quella dei Giuntoli è una famiglia di sportivi e di dirigenti. 

 «In casa si è mangiato pane e pallone, con il ciclismo di contorno - racconta Raffaello nel salotto della sua casa di Agliana -. E anche Cristiano è appassionatissimo di ciclismo: anche se sta lavorando tantissimo credo che un po’ di tempo per il Tour de France se lo sia ritagliando. In famiglia abbiamo avuto due squadre, una di ciclismo e una di calcio. Quella di ciclismo si chiamava Gruppo Sportivo San Niccolò, che aveva sede proprio a casa di Tiziano, il padre di Cristiano. Nel calcio invece, durante un periodo di crisi dell’Aglianese, che per quattro anni praticamente sparì, presero piede piccole squadre. Noi ne avevamo una che si chiamava Fulgor, con cui arrivammo a giocare a livello regionale. La allenava Edoardo Baldi, detto “Rocco”, che regalò a Cristiano un paio di scarpe da calcio usate, le sue prime scarpe da calcio. Io e mio fratello Tiziano della squadra eravamo amministratori, direttori sportivi... tutto».

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