La sua partenza, provocazioni a parte, ovviamente non c’entra con la vostra “crisetta” di inizio stagione: preoccupati?
«Sinceramente no: noi, bene o male, partiamo sempre con qualche difficoltà. È successo anche l’anno scorso. Vede, noi cambiamo sempre tanto, operiamo cessioni pesanti anche tecnicamente e ripartiamo dai giovani: inevitabilmente si soffre di più e serve più tempo per assimilare gli insegnamenti di Dionisi. Quest’anno, poi, abbiamo avuto anche un calendario complicato: serve pazienza, lo sappiamo, e siamo nel percorso adeguato».
Intanto si è svegliato Pinamonti, l’acquisto più oneroso (20 milioni) della vostra storia: perché un investimento del genere in controtendenza?
«Intanto perché è giovane, un ‘99, e un club che punta sugli italiani come il nostro crede nelle sue qualità. L’anno scorso ha sofferto un poco l’ambientamento, ma siamo convinti che questo sarà il suo anno e che sarà uno dei candidati per il ruolo di centravanti in Nazionale».
A Torino ritroverà Locatelli, ma mentre con voi giocava da mezzala, ora è un regista classico: cosa ne pensa?
«Tutto il bene possibile. Sono molto affezionato a Manuel sia a livello personale sia come giocatore. Ricorderò sempre il giorno del suo arrivo dal Milan: la fatica, l’investimento… Ci credevamo e avevamo ragione. Lui può ricoprire più ruoli in mezzo al campo perché ha talento, qualità e carattere. È uno dei migliori talenti del nostro calcio».